Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica este1·adell'Italia dal 1871 al 1915 A Londra, le prime impressioni furono ottimiste: Menabrea continuava neggiare che Derby gli avesse promesso l'appoggio del governo inglese a va . nella questione del Trentmo. Bisogna assolutamente andare a Vienna - Crispi scrive a Depretis il 5 ottobre e vedere Andrassy. Colà il partito milita.re è deci~o, appena gli se ne o~rir~ l'occasione, d' ccupare la Bosnia. Il goverl!,o germanico non s1 oppone, ma non ha dichiarato che lo 0 .mette. 64 Anche qui non erano contrari, a quanto me ne dice Menabrea; ma ·quando sep– p:;0 che noi non potevamo permetterlo senza compenso territoriale alle Alpi, finirono per ~arei ragione. In tal~ s~ato di cose, un linguaggio franco e ri~oluto, una ?i~hi~razione che li assicuri (gli austriaci) del nostro consenso e del nostro aiuto a condtztont nettamente determinate, ci dovrà giovare, e non potrà nuocere. Io mi sento la potenza di farlo co– testo discorso: e se tu consenti, prenderò la via di Vienna. Farò a Derby le osservazioni opportune sull'~rgomento'. di c~i piu inna~zi ti ho i~trattenut?; e non dubito della fa~o: ,·evole di lui risposta. Mi verra agevole discorrere di tutto c10, dopo che so che eglt e ben disposto. Lo stesso giorno, colloquio con lord Derby. Questi non prese per il Trentino nessun impegno positivo, che potesse metterlo in urto coi gover– nanti austro-ungarici, e sugged, a somiglianza di Bismarck, l'Albania come terreno di compensi. Perduta la speranza dell'appoggio inglese, Crispi pensò di fare buon viso a cattivo gioco, e protestò che il governo italiano non aveva nessuna intenzione aggressiva verso l'Austria: se non fosse stato possibile venire col governo di Vienna ad un compromesso amichevole pel Trentino, non per questo ne sarebbe nata una guerra. Ma lord Derby. non fu molto convinto di quei sentimenti pacifici. Alcuni giorni dopo, diceva all'ambasciatore austro– ungarico in Londra, il quale si mostrava sospettoso verso la politica italiana: Credo che abbiate ragione, anche se Menabrea e Crispi negano ogni pensiero di ostilità verso di voi. Dicono cosf, ma poi subito dichiarano che se l'Austria-Ungheria fa– cesse acquisti in Bosnia ed Erzegovina, sarebbero necessari dei compensi. Rimaneva da fare un ultimo assaggio presso Andrassy. Ed ecco Crispi in viaggio verso Vienna, per ripetervi quel linguaggio "chiaro e franco," che gli aveva servito cosf poco con Bismarck e con Derby. Lo precedeva un telegramma di Melegari a Robilant, in cui era detto che il viaggiatore "non aveva nessuna missione politica" (9 ottobre). In un altro telegramma (11 ottobre), Launay, pregatone dallo stesso Crispi in una lettera da Parigi annunziava a Robilant l'arrivo dell'ospite, ma. aggiungeva: Je lui réponds en l'avertissant à mon tour, que je télégraphie à Rome que l'execution de ce_Pr?jet dans les circostances actuelles, peut bien convenir au point de vue anglais, mais non itahen. Sa présence à Vienne serait interprétée comme une avance faite publique– ment à l'Autriche, ce qui ne doit pas etre, l'attitude adoptée à notre égard par cette puissance. lo 64 Si vede che Crispi non era informato delle pratiche fatte da De Launay a Berlino: Depretis aveva mandato in giro ad occhi chiusi. 229 BibliotecaGino Bianco

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