Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 d he ogni tentativo di riprendere la conversazione per ottenere l'appog- ente c l' • d · d. f · . d Ila Germania verso Austna era estmato a 1satta sicura. gto ~a Crispi era ipnotizzato dalla idea dell'alleanza con la Germania contro la Franci~: evi1entemente, nel suo spi'rito, 1.'l pericolo francese era er l'Italia maggiore dt qualunque altro. P Quando il 24 settembre si ritrovò con Bismarck a Berlino, ritornò egli, per primo, a parlare dell'alleanza: "Che mi dite del progetto di alleanza tra il regno d'Italia e l'impero germanico nel caso che l'uno o l'altr~ o ambedue, fossero. att~ccati dall~ Fr~cia!" . "Non ho visto ancora 11 re, e non e cosa d1 cui posso scnvergh. Bisogna parlargli e riceverne gli ordini a voce." . "Ma in Germania chi è piu potente di Bismarck? Se siete deciso, se ritenete che quello che io propongo è utile ai due paesi, il re non ha motivo di esservi contrario." Con un interlocutore cos{ i1:1sistenteBismarck non ha motivo di conti– nuare il gioco delle tergiversazioni: lascia da parte il paravento del re, e viene senz'altro alla conclusione: "Io sono pronto a negoziare. Fatevi spedire il mandato e ci metteremo d'accordo per la stipulazione del trattato." A questo punto Crispi si ricorda del telegramma di Depretis, e cerca di "riprendere" l'argomento ~ell'Austria: "Su quali basi? quali dovranno essere i principi regolatori? e che faremo per l'Au– stria?" Bismarck ha riferito ad Andrassy, nel convegno di Salisburgo i discorsi di Crispi, "da cui traluceva la tendenza verso il Trentino,,, dichiarando che per conto suo giudicava questa tendenza "strana e indebita": ottimo mezzo per tener viva a buon mercato la riconoscenza austriaca. Alla nuova solle– citazione di Crispi, risponde imperturbabile: "Vi dissi che per la Francia sono pronto a trattare; per l'Austria no. La posizione no– stra coi due paesi non è la stessa. Lo stato attuale della Francia è incerto. Nessuno di questi pericoli possiamo temere dall'Austria, ed a noi conviene tenercela amica. Vado anche piu in là: io non voglio neanche presumere che possa diventarci nemica." "Limitiamoci dunque alla Francia... Ma su quali basi dovrà essere il trattato?" "L'alleanza dovrà essere difensiva e offensiva." "Va bene. Riferirò al re le vostre idee, e manderemo i regolari mandati. " 62 . Qui Bismarck trova qualcosa da ridire. Per quanto l'ambasciatore ita– liano a Berlino sia uomo tutt'altro che difficile, il cancelliere tedesco trova che Crispi è ancora piu comodo dell'ambasciatore: "preferirei trattare con voi": ha misurato l'uomo, e sa oramai quanto sia agevole maneggiarlo. Ad ogni ?uo~ conto, per evitare ogni possibilità, anche lontana, di equivoco, riprende il discorso dell'Austria: di . 62 Nel 1892 Crispi scriveva a Luigi Chiala: "Non sussiste che io abbia trattato col principe bet~ismarc~ di un'alleanza contro la Francia; al contrario consentendo al desiderio di Leone Gam– a paria1 del disarmo. " CHIALA, Pagine, II, prefazione. \ 227 BibliotecaGino Bianco

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