Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza moniarci la migliore am1c1z1a.Il duca Decazes (ministro degli esteri) fo molto esplicito in tale argomento, e mi disse e ·mi ripeté che nessuno dei partiti politici, i quali possono tendere al governo della cosa pubblica, commetterebbe la follia di far la guerra all'Italia. Crispi è convinto che Decazes è sincero, e che in verità in Francia i soli clericali estremi· vogliono la guerra coll'Italia: ma la Francia "in questo momento non li seguirebbe"; "perché tutti, senza eccezione, i partiti poli– tici, hanno una salutare paura del principe di Bismarck, il quale, essi cre– dono, non ci lascerebbe soli.'' Senonché "in tutte le classi del paese si è fatta radicale l'opinione che l'Italia vuole fare la guerra alla Francia: coloro che sono stati i primi a divulgare questa opinione, hanno avuto in animo di procurarsi il motivo presso questo popolo per legittimare la guerra nel caso che un giorno essi ci attaccassero." Eppoi "nella storia di questo paese l'ignoto è uri mostro, del quale dobbiamo temere; e siccome qui non si può essere sicuri dell'indomani, la prudenza ci impone di pensare ai casi nostri." Certo, se nelle elezioni vincessero i repubblicani, ci sarebbe motivo di acqui– stare tranquillità. Ma Crispi dubita di questa vittoria.~ E anche se i repub– blicani vincessero, Mac Mahon non farebbe un colpo di stato coll'aiuto del- 1' esercito e del clero? L'esercito e il clero - essendo le due forze di cui si sarà valso il vincitore avranno pretese, alle quali bisognerà dare soddisfazione. Quello che domanda il clero tutti lo sanno: il"-ritorno al passato, ed in questo è prima condizione il ristabilimento del potere temporale al papa. L'esercito alla sua volta vorrà rifare con qualche vittoria il prestigio perduto nell'ultima guerra colla Germania. È facile il comprendere che il terre– no, che meglio conviene alla reazione e nel quale essa crede trovar facile successo, è l'Italia nostra. Coteste mie congetture svanirebbero qualora la Francia abbandonasse le sue male abitudini, giungesse a costituire un regime di libertà ... Noi però dobbiamo re– golarci e provvedere come se fosse possibile l'attuazione delle ipotesi da me contemplate. Sotto _il peso di queste preoccupazioni, Crispi andò a parlare con Bismarck. Un primo incontro avvenne a Gastein, il 17 sett~mbre. In Roma - dice ·crispi al cancelliere germanico - si è preoccupati per la probabilit.à di una guerra, nel caso che nelle prossime elezioni politiche in Francia vinca il partito reazionario. E poi non si è sicuri dell'Austria, il cui contegno non è punto amichevole ver– so il nostro governo... Io sono incaricato di chiedervi, se voi siete, disposto. a stipulare con noi un trattato di alleanza eventuale, nel caso che fossimo costretti a ·batterci con la Francia o con l'Austria. Il mio re vorrebbe inoltre mettersi d'accordo con l'imperatore per la soluzione della questione orientale. Bismarck rifiuta ogni accordo contro l'Austria: Voi conoscete - risponde - le nostre intenzioni. Se l'Italia fosse attaccata dalla Francia, la Germania si riterrebbe solidale e si unirebbe a voi contro il comune nemico. Per un trattato a codesto fine potremo intenderci... Per l'Austria la posizione è tutta di- ~ Un anno dopo, invece, parlando di questi fatti scriveva: "Ci voleva poco a comprendere che l'atto funesto del 16 maggio 1877 sarebbe stato condannato dalla Francia e che il generale Mac Mahon, dopo la manifestazionedella pubblica opinione, avrebbe avuto il buon senso di trarsi dal mal passo." Lettera 7 settembre 1878 a RuggeroBonghi. BoNGHr;- Il Congresso di Berlino, p. 17. 224 BibliotecaGino Bianco

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