Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 · "talian1· dell'Austria procedevano per la loro via, con fede e nei paesi 1 imperturbabile. Il 6 febbraio 1877, doveva commemorarsi m Milano il tentativo rivo- I ·onario del 6 febbraio 1853. Il deputato Cavalletti propose alla Camera, u~:a seduta del 31 gennaio, che la Camera si facesse ufficialmente rappre– neentarealla cerimonia. La proposta passò senza discussioni: si trattava di una :olennità patriottica, e nessuno osò rifiutare la propria adesione. Ma il fatto, che si commemorava era questo: il 6 febbraio 1853, gli operai mazziniani milanesi avevano assalito per le strade e nelle caserme gli ufficiali e i soldati austriaci. La cerimonia, quindi, non poteva non assumere un significato anti– austriaco ed irredentista. Il Ministero procurò di attenuare alla meglio l'effet– to della deliberazione presa dalla Camera: fece rinviare la commemorazione, e siccome in quei giorni veniva a Roma il nuovo ambasciatore austriaco, barone Haymerle, in sostituzione del conte Wimpffen, il re Vittorio Ema– nuele venne appositamente da Napoli a Roma per riceverlo in udienza solenne, proprio nello stesso giorno 6 febbraio, in cui a Milano si sarebbe dovuto glorificare il tentativo antiaustriaco nel 1853. Nessuna persona ufficiale - riferiva Robilant a Roma, il 24 febbraio 1877 - ebbe a tenermi parola intorno al precitato voto della Camera, e malgrado mi risulti esso abbia gravemente ferito il sentimento pubblico sia in Austria che in Ungheria. Non devo però nascondere che ad evitare di sentirmi dire qualche' spiacevole parola, a cui sarei stato nella impossibilità di dar doverosa risposta, mi tenni in una sempre maggiore ri– serva, evitando completamente d'incontrarmi col conte Andrassy... Senonché... ciò che il conte Andrassy non ebbe o non volle aver occasione di dire a me, egli non si fece difetto di dire ad altri, anche perché mi fosse ripetuto ... Tanto il conte Andrassy, quanto le altre alte personalità, nel lamentarsi grandemente dell'accaduto, facevano notare non trattarsi piu questa volta di uno di quei fatti non imputabili allo Stato, perché causati da poche individualità, il cui operato non senza ragione il governo italiano poteva sconfes– sare; ma trattarsi invece di una dimostrazione fatta dalla maggioranza del Parlamento che in Italia ritiensi, tanto in diritto, come in fatto, siccome la piu alta espressione della volontà del paese, e quindi di cosa di ben maggior importanza. Alla deliberazione della Camera italiana rispose la Camera di Vienna, nel marzo del 1877, respingendo un progetto di legge per una parziale autonomia amministrativa del Trentino italiano dal Tirolo tedesco. I sette deputati trentini si dimisero per protesta. E allora, a Trento e a Trieste, tumulti per le strade, processi, condanne; in Italia, dimostrazioni di protesta e di solidarietà. Nel giugno, si costituiva in Napoli, sotto la presidenza di Garibaldi e di Avezzana, un'" Associazione centrale delle province del Mezzo– df per l'Italia irredenta." In Austria risposero con manifestazioni clericali contro l'Italia. Andrassy - pensava Robilant - non incoraggiava quelle pro– ~este, ma non le vedeva di mal occhio: esse gli preparavano il terreno per 1 1 caso che avesse creduto opportuno assumere un'attitudine aggressiva nella questione romana per rappresaglia contro gli imbarazzi, che il governo di Roma si provasse a creargli "su di un altro terreno. 1150 "Ogni qualvolta sue- 50 Robilant a Melegari, 15 giugno 1877. 219 BibliotecaGino Bianco

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