Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza cede un raffreddamento delle nostre relazioni con questa Corte, contempo– raneamente si produce un riavvicinamento tra la Burg di Vienna e il Vaticano. " 51 , 4. Crùpi e Bùmarck , Vedendo intorbidarsi cosf gravemente il cielo, Robilant ritornava al- l'idea di una intesa col governo tedesco: non piu nella speranza che Bismarck ottenesse da Vienna qualche concessione all'irredentismo, ma perché almeno facesse da paciere e tenesse a freno le ostilità austriache. Mentre la reazione clericale si esasperava in Francia e minacciava la Ger– mania non meno che l'Italia, era interesse anche della Germania che il governo di Vienna non distraesse quello di Roma dalle difese, che potevano rendersi necessarie verso la Francia. 52 Ma riconosceva che anche questo partito non era esente da rischi: 'I. Non ·conviene neppure dissimularsi che in certi momenti, come negli attuali pre– cisamente, l'amicizia dell'Austria può presentare maggiore tornaconto a Berlino che non la nostra. Sembrami quindi necessario usare di molta prudenza nel far confidenze al Gabinetto di Berlino, onde evitare il pericolo eh'esso possa essere tentato di valersene per fare maggiormente sentire a Vienna la necessità della sua amicizia. 53 Eppoi, condizione pregiudiziale ad una pacificazione italo-austriaca era, per Bismarck come per Andrassy, una esplicita rinuncia italiana ai terri– tori posseduti da Casa cl' Austria. E su questo terreno Robilant rifiutava ostinatamente di lasciarsi trascinare: repressione energica dell'irredentismo in Italia, sf, per togliere ad Andrassy ogni motivo o pretesto di recriminazioni; ma silenzio assoluto a Vienna sull'avvenire, che andava sempre riservato. Avrai letto ~ui giornali - scriveva Robilant al conte Corti, mm1stro italiano in Costantinopoli, il 9 agosto 1877 - che io ho dato qui assicurazioni tali da pienamente soddisfare il Gabinetto di Vienna intorno ai nostri intendimenti. Tutto ciò è pura favola. Io non ho avuto incarico né di leggere dispacci, né' di fare assicurazioni di sorta; nes– suno mi ha chiesto niente; ed io non ho aperto. bocca. Agire diversamente sarebbe stato lesivo alla nostra dignità. E fortunatamente lo si capi perfettamente a Roma. Le notizie giornalistiche, a cui Robilant alludeva in questa lettera, erano state forse lanciate da Vienna per preparare la domanda esplicita, che Andrassy fece a Robilant in un colloquio del 7 settembre 1877: Il vostro governo colga un'occasione propria per far intendere al partito, che vor– rebbe trascinarlo ad atti inconsiderati, che esso è ben deciso à scrupolosamente osservare i trattati esistenti, e che quindi ripudia solennemente ogni tendenza relativa all'annessione 220 51 Robilant a Melegari, 21 luglio 1877. 52 Robilant a Melegari, 10 luglio 1877. 53 Robilant a Melegari, 16 luglio 1877. BibliotecaGino Bianco

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