Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza che l'Alsazia-Lorena si potesse riavere senza guerra. Consigliava di non far nulla senza essere sicuri dell'appoggio di Bismarck. 34 Questa risposta di Gambetta si spiega: la Lega dei tre imperatori obbli– gava il governo francese ad una grande prudenza: c'era da temere che Bismarck approfittasse del momento, in cui la Russia si impegnasse a fondo contro la Turchia, per gettarsi addosso alla Francia con la certezza di strito– larla.35Inoltre l'offerta di una intesa nord-africana, fatta da Bismarck l'anno prima e probabilmente rinfrescata di tanto in tanto, produceva l'effetto, che Bismarck se ne aspettava: rendeva il governo francese restio ad accordarsi con quello di Roma senza che all'intesa partecipasse quello di Berlino. Per arrivare, dunque, a Parigi, occorreva passare per Berlino. A Berlino, l'avvento al potere in Italia della Sinistra, cosf ricca di ele– menti francofobi e tedescofili, aveva suscitato dapprima grandi speranze. 36 Ma la luna di miele non durò molto. Depretis riluttava a lasciarsi trascinare sul terreno antifrancese, non meno di Visconti-Venosta. Nello stesso tempo, le cattive relazioni italo-austriache turbavano i calcoli di Bismarck. Si nos relations avec l'Autriche laissent beaucoup à désirer - scriveva Launay a Robilant il 28 dicembre 1876 - il en est de mème pour nos relations avec l'Alle– magne. Elle a moins besoin de nous que la Prusse en 1866, et elle compte moins avec nous... Les rapports de cour à cour sont restés très cordeaux. Mais dans les relations offi– cielles il y a comme un mur de glace. L'Italie n'est pas encore à meme de jouer un premier role. Nous ne sommes que la sixième roue au chariot. Quand le Ministère me charge de quelque interpellation ici sur l'attitude du Cabinet de Berlin dans telle ou telle phase de la question à l'ordre du jour, il faut suer sang et eau pour obtenir, et encore très rarement, une résponse catégorique. Sulla questione della Bosnia, Bismarck si dichiarava pronto a secondare qualunque iniziativa di Vienna. "Sur ce terrain," osservava Launay, "nous serions clone isolés: car ni la France, ni · l' Angleterre ne ferait résìstance." Qualche speran~a sembra avessero i governanti italiani verso la . Russia. _Cosf si spiega perché, nel novembre del 1876, lord Salisbury, v1s1- tando Roma, vi trovasse molto vive le simpatie per la Russia_. I ministri italiani - scriveva il 30 novembre a lord Derby - sono molto pacifici, e mi hanno parlato in questo senso piu fortemente che gli altri uomini di governo da me visti finora dopo aver lasciato l'Inghilterra. Invece la corte, cioè il principe Umberto e il re, sono per la guerra - e sono russi. Tutto il discorso di Umberto è stato di en– tusiasmo intenso verso la Russia; è convinto essere impossibile che lo czar si tiri in– dietro, senza contare che c'è senza dubbio in Vienna una potente casta militare, che spinge energicamente alla guerra, ma nella direzione opposta 'a quella della Russia. Qui si dice che tutte le autorità civili russe, compresi Gortchiakoff e Ignatieff, spingano 34 Il fatto risulta dal resoconto di una conversazione avvenuta fra Parini e Chiala il 15 febbraio 1893, scritto di mano del Chiala e conservata nelle carte di Robilant. "Parini," cosf il Chiala inizia il resoconto, "mi mostra la minuta di due lettere che egli scrisse da Parigi alla fine di agosto e ai primi di settembre del 1876 a Depretis." 35 HOHENLOHE~ Denkwurdigkeiten, II, 210; CECIL, Life of Salisbury, II, p. 129; LAUR, Le creur de Gambetta, p. 7; HANOTAUX, Histoire de la France contemporaine, IV, p. 311. 3 6 Robilant a Melegari, 3 aprile 1876. · 214 BibliotecaGino Bianco

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