Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 Ssal. della Tunisia, attrattive tali da fare dimenticare il Trentino· e meno a . . l 'I · 3 2 Inoltre il governo italiano non avrebbe potuto occuparle senza stna. . . , h il governo francese si facesse avanti ad esigere qualcosa anche per se: ~ ~uesto qualcosa minacc~ava di ess~r.e 1~ '!'unisia. ~ettersi pe~tanto, per uelle vie, significava per i governanti itaham assumersi una duplice respon-. ~bilità: rinunciare ad ogni aspirazione irredentista, ed aprire alla Francia la porta di Tunisi. Le idee, che prevalevano in questi anni fra. gli uomini politici italiani, le troviamo esposte con grande chiarezza nel 1878 da Stefano Jacini: Di quali compensi si sarebbe trattato? Di acquisti in Albania da conseguirsi con la spada alla mano, contro la popolazione piu bellicosa del mondo, in gran parte mu– sulmana, gelosissima della sua indipendenza? Forsé di acquisti a Tunisi, per sollevare contro di noi l'indignazione e l'opposizione armata della Francia? Di acquisti a Tri– poli, per aprire un nuovo baratro nelle nostre finanze? No, tutta questa specie di acquisti non poteva essere presa sul serio da nessuno in Italia. L'acquisto a titolo di compenso, che molti italiani, oltre desiderarlo, non credevano difficile si potesse ottenere, consisteva nell'annessione del Trentino. Essi ragionavano presso a poco cosi: - che il Trentino sia prettamente italiano nessuno ne dubita; che il nostro confine coll'Austria da quella parte sia imperfettissimo, t:1eppure; che l'unione di quel territorio piccolissimo al nostro Stato migliorerebbe, fra le altre cose, anche il nostro sistema di difesa, mentre la sua perdita per l'Austria non inde– bolirebbe il sistema di difesa suo, è chiaro; che se ci si potesse intendere, all'amichevole coll'Austria, è innegabile che l'Italia dovrebbe essere disposta a pattuire corrispettivi finan– ziari e commerciali molto cospicui, e ad impegnarsi anche politicamente ad appoggiare il vicino impero in molte questioni. 33 Occorreva, solamente, il consenso dell'altra parte: e questo mancava. Sarebbe stato necessario strapparlo. - Come? - Con le sole forze italiane, non era possibile. - Occorreva cercare degli alleati. - Dove? Quali? Nell'agosto del 1876, dopo che Robilant avçva rifiutata per la prima volta l'offerta della Tunisia fatta ,da Andrassy, Dep_retis, all'insaputa del ministro degli esteri, Melegari, e dell'ambasciatore italiano a Parigi, Cialdini, inviò a Parigi un amico, Domenico Parini, a parlare con Gambetta "per sentire un po' che cosa si potesse combinare tra la Francia e l'Italia nelle complicazioni orientali di quel tempo 11 : Depretis avrebbe voluto assicurare all'Italia il displuvio delle Alpi (frontiera orien– tale), impedire all'Austria che si estendesse sulla frontiera sud dell'Adriatico, e special– mente che occupasse la Bosnia. Gambetta accampava l'idea di un'alleanza franco-germanica-italiana. Era d'avviso l'' 32 Nel 1876 lo Stato maggiore austro-ungarico era informato che ufficiali italiani esplorarono t~terno e le coste dell'Albania (WERTHEIMER, Andrassy, II, pp. 385 sgg.). E infatti il maggiore Osto nell'~gosto di quell'anno fu mandato in missione in Albania (Il generale Osio, pp. 260-68); ed a1;che.11.geografo Guido Cora e il console italiano E. De Gubernatis, appunto nel 1876 fecero ~875 iag_g10 m A_lbania:CoRAi Viaggio dalla bassa Albania a Tunisi d'Africa, nella rivista "Cosmos," -76, Bollettino della Società Geografica, 1876, p. 49. n 33 Un po' di commenti sul Trattato di Berlino, p. 64. Qualche gruppo della Destra, però, 1 on doveva essere alieno dall'accettare la Tripolitania. Nella "Nuova Antologia," del settembre r 8 J 7 J-uggero Bonghi scriveva: "Il giorno che l'impero ottomano si disciogliesse, allora al protetto– r:,to bbelsultano nell'Egitto si potrebbe surrogare quello dell'Inghilterra; e non vedo perché non si re e surrogare altresf quello dell'Italia al protettorato del sultano a Tripoli." 213 BibliotecaGino Bianco

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