Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera del/'Italia dal 1871 al 1915 P • mi disse: - "Sf, lo statu quo per intanto; ma come vi ho già detto, nessuno può ro. 01 ·b·l h l' 1 d. d coscienziosamente ritener~ pos~i, i de.c e 1 attua e 1 ~t~to i cfiosep 1 oss_a anc?ra _ur~re a · Oriente· l'essenziale si e i pro ungarne esistenza no a giorno tn cuz cz por- lungo 1D ' • " remo a tavola per m_an_gzarne og_nuno.u_npezzo. . . . , , Al che io risposi ntener per_icolosis~rmo quel ~on~ito, a cm egh accen_na~a,pe~che 1ap- ·t sarebbe venuto ai convitati mangiando, e difficile sarebbe stato saziarli tutti. peti 0 "Non sono del vostro avviso, egli risposemi: cominciando da voi, vi prendereste parte della Tunisia." - E nel ciò dirmi si arrestò a guardare l'effetto su me prodotto da quella subita proposta. Ma io senza frapporre indugi, credetti bene fare un haut le corps e respingere m modo reciso di prenderla in considerazione, dicendo che l'Italia non sapeva cosa farsi di una terra africana. Egli volle. al_lora ce~car~ di pe~suaderi:ni c?e l'annessione di quel t,erritorio_sarebb~ stata vantaggiosissima all Italia. Ma 10 persistetti a non mordere a quell amo, dicendogli che noi non avevamo affatto simili velleità. Gli ripetevo che altro non desideravamo se non che lo statu quo per tutti. Qui fuvvi un nuovo tempo d'arresto. Dopo il quale il conte mi replicò: "Sf., desiderate lo statu quo; non volete annessioni per ora... voglio crederlo ...; ma ciò non di meno le circostanze vi spingono in senso contrario a tali propositi... e vi sono dei . . ,, smtomi... Forse egli nel ciò dirmi voleva fare allusione alle tendenze verso il Tirolo. Ma il tempo gli mancò per esprimersi piu esplicitamente. Il circolo di corte era finito, e la conversazione fu improvvisamente troncata. 19 Riferendo questa conversazione, Robilant osservava che essa "metà seria, metà scherzosa, in una finestra dopo pranzo, non aveva lo stesso valore che se fosse stata fatta nel Gabinetto del ministro"; raccomandava che si spin– gessero piu oltre le indagini per accertare "se analoghe idee fossero colti– vate dagli altri Gabinetti imperiali"; domandava istruzioni per la even– tualità che Andrassy riprendesse il discorso. . Il discorso fu ripreso, un mese dopo, il 9 settembre, in casa di Robilant. Andrassy, che era venuto proprio per discutere la questione balcanica, dopo un discorso "avviluppato con espressioni ed apprezzamenti mancanti assolutamente di chiarezza," interrogato da Robilant sulle condizioni, che a suo parere potevano essere proposte alla Turchia, alla Serbia e al Monte– negro per la pace, si alzò con premura per andarsene promettendo di rispon– dergli... fra alcuni giorni . . . Io il fermai, dicendogli che quelle sue condizioni non dovevano essere molto sem– plici, se non poteva per ora accennarmele. Per conto nostro, credevo potergli dire fin da questo momento, che a nostro avviso la sola base, su cui si poteva trattare la pace, era lo statu quo territoriale. . Egli ripeté un paio di volte queste mie parole. Poi disse: - "Veramente non ca- pisco bene che statu quo voi volete. Stando però a ciò che mi viene riferito da varie parti, e da quanto resulta dai meetings che si tennero di qua e di là in Italia, questo statu quo non sarebbe chiaramente definito. Autonomie? Non autonomie? Insomma je ne vois pas clair dans tout ce qu'on veut chez vous." _Come di ragione, m'affrettai a dichiarare di non saper ciò che erasi detto nei ;eetzngs di ~ui mi parlava; dovere ad ogni modo declinare qualsiasi solidarietà delle ve– ute del regio governo con quelle manifestazioni. Al che egli rispose con agro sorriso: "essere lieto di questa mia dichiarazione, poi- 19 Robilant a Melegari, 3 agosto 1876. 207 BibliotecaGino Bianco

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