Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza balcanici dovevano formare una confederazione di popoli liberi, ne conse– gui va che non c'era piu posto per la politica di compromesso vagheggiata da– gli uomini della Destra e continuata dal Ministero di Sinistra: consentire al governo di Vienna di avanzare verso Salonicco, purché quello di Roma arrivasse a Trento, e magari a Trieste. I gruppi irredentisti continuavano a muoversi nel solco della tradizione austrofoba mazziniana. Ma come strappare Trento e Trieste a Casa cl' Austria? Anche qui la tradizione mazziniana dava la risposta: occorreva invadere i paesi italiani con bande di volontari e provocarvi una rivoluzione, che si sarebbe ~stesa a tutte le popolazioni austro-ungariche, producendo lo sfacelo dell'impero. Speravano gli irredentisti in una soluzione di questo genere? Non pare possibile che il loro romanticismo arrivasse a questo grado di illusione. È piu probabile che colla iniziativa irregolare e rivoluzionaria di bande ar– mate, pensassero di sollevare in Italia un movimento sentimentale cosf in– tenso, che il governo ne fosse trascinato ad una guerra coll'Austria. Con le sole forze italiane? Col sussidio di altri governi alleati? Quali? - In tutta la letteratura irredentista di quegli anni, questo problema non è mai affrontato di proposito. Vi si parla continuamente di ventisette milioni di italiani pronti ad armarsi e marciare contro l'Austria: luogo comune, an– che questo, della tradizione mazziniana. Ad ogni modo, è certo che in tutti questi anni della crisi orientale fu un continuo parlare e discutere, intorno a Garibaldi, di volontari, che dove– vano invadere o il Trentino o l'Istria. 9 Non se ne fece mai nulla; ma ce n'era abbastanza per irritare il governo di Vienna, il quale aveva in Italia un diligentissimo servizio d'informazioni, che segnalava ogni incidente, anche minimo, dell'azione irredentista italiana. 1O Di fronte all'acuirsi delle manifestazioni irredentiste, il governo di Vienna prese subito posizione di battaglia. Non appena costituitosi il nuovo ministero, il rappresentante austro-ungarico presso il Quirinale, conte Wimpffen, si presentò a Melegari a parlargli della lettera particolare e confidenziale Andrassy, 24 maggio 1874, "come della base sulla quale si era stabilita la riconciliazione fra le due monarchie." Melegari non ne sapeva nulla, e domandò notizie del documento a Tornielli. Questi non ne sapeva nulla neanche lui: scoprf una copia della lettera alcuni giorni dopo "aprendo un buvard rimasto sul tavolo di lavoro del suo predecessore"; ed aspettò il novembre successivo per domandare a Robilant che valore potesse mai avere quel documento. 11 Probabilmente, tardò tanto a domandare queste spiega– zioni, perché sapeva che non gli sarebbero piaciute. I nuovi governanti ave– vano anch'essi il medesimo sottinteso di Visconti-Venosta: avrebbero ab– bandonato in favore del governo di Vienna il programma dello statu quo, non 9 MARCHETI'I, Il Trentino nel Risorgimento italiano, II, pp. 266 sgg.; SALATA, Guglielmo Oberdan, pp. 19-20. 10 WERTHEIMER, Graf Julius Andrassy, III, pp. 149-150; SALATA, Guglielmo Oberdan, p. 12, n. 7. 11 Tornielli a Robilant, 10 novembre 1876. 202 BibliotecaGino Bianco

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