Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza di quegli anni, uscendone puro, e saggio, come vi era entrato; "accusarlo del male che non seppe evitare, tacendo del peggio che giunse a rimuo– vere; non è secondo le leggi e le regole dell'onore. " 4 Nelle questioni di politica estera, Depretis soleva dire che quando il tempo si metteva male, lui apriva l'ombrello e aspettava che la pioggia passasse. Perciò la politica di aspettativa, seguita da Visconti-Venosta, aveva le sue naturali preferenze. Ma l'aspettativa, che in Visconti-Venosta era fatta di prudenza, vigilanza, magari di titubanza, diventava in lui scetticismo e lasciare andare. Prese, come ministro degli esteri, Luigi Amedeo Melegari, mazziniano in gioventu, poi professore di diritto internazionale nell'Univer– sità di Torino, passato in.fine dall'insegnamento alla diplomazia: vecchio, am– malato e stanco: due zoppi non fanno un buon camminatore. Il lavoro piu attivo lo faceva nel ministero degli estèri il segretario generale, conte Tor– nielli, intimo di Depretis. I nuovi ministri presero l'opera di Visconti-Venosta allo stesso punto, in cui questi l'aveva lasciata. Del rivolgimento anticlericale avvenuto in Francia, non potevano non essere soddisfatti; e ne approfittarono per as– sumere verso il Vaticano, nella politica interna, un'attitudine piu aggressiva che non fosse stata quella della Destra. Fra Germania e Francia continua– rono a bilanciarsi come Visconti-Venosta, accentuando però meglio il de– siderio di rapporti cordiali con la Franci~, dal momento che in questa. i partiti clericali erano stati sbalzati dal governo. L'on. Depretis - scrive il Chiala, testimonio autorevolissimo per ricchezze di in– formazioni immediate e per obiettiva rettitudine, - e l'on. Melegari erano cresciuti nelle idee francesi. Il Melegari aveva dimorato lunghi anni in Francia durante l'.esilio, ed era strettamente legato con gli uomini piu ragguardevoli di quella nazione. Entrambi erano animati dal vivissimo desiderio di vivere in piena concordia colla Francia, e spe– ravano di riuscirvi. L'amicizia con la Francia non doveva escludere, beninteso, l'amicizia coii. la Germania, che i nuovi ministri reputavano essere in grado di mantenere meglio assai che i loro predecessori, iniziando una politica ecclesiastica piu risoluta verso il Vaticano. 5 Nella questione d'Oriente Depretis, Melegari, Tornielli affermavano anch'essi di avere come programma la conservazione dello stt?,tu quo, si te– nevano stretti alla Lega dei tre imperatori, e procuravano di mantenere le migliori relazioni possibili col governo di Vienna. Ma dovevano fare i conti con la maggioranza parlamentare. La Sinistra, di fronte ai problemi della politica estera, non meno che a quelli della politica interna, era fra– zionata in gruppi eterogenei e impossibili a disciplinare. Una parte della nuova maggioranza accettava l'attitudine di Depretis e di Melegari. Un'altra parte rimaneva ostilissima alla Francia, anche dopo il rivol- 4 FORTUNATO, nella prefazione al libro di PETRUCCELLIDELLAGATIINA, I moribondi dt Palazzo Carignano, p. 15. Debbo alla conversazione di Giustino Fortunato, non solamente parecchie informazioni concrete, ma sopra tutto le piu vivaci impressioni di ambiente sulla vita parlamentare italiana di quegli anni. 5 CHIALA, Pagine di storia contemporanea, Torino, 1892, I, 214. 200 BibliotecaGino Bianco

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