Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 Un altro contemporaneo, Cesare C.Orrenti, lo ha definito come "l'uomo della cautela e del posa piano" : Aveva il metodo di guadagnar tempo, anche a costo di perderne una buona parte, di lasciar maturare le questioni e di stancare le difficoltà. La sua sapienza consisteva nel ruminar i dubbi ed aspettare che si risolvessero da sé. Era una freccia ben indirizzata, ma che non iscoccava mai. Mostrar i denti senza mordere. Aspettò pazientemente le buone occasioni. Non arrischiò mai, né tentò la fortuna. 3 Quando un problema diventava grave, e gli am1c1 insistevano con lui perché lo risolvesse senza ritardo, perché ne andavano di mezzo gli interessi del paese, lui prendeva "la pratica," la chiudeva in un cassetto, e la teneva a dormire, e diceva: "Ognuna di queste pratiche dovevo sbrigarla entro ventiquattr'ore, se non volevo mandare in rovina l'Italia; le ventiquattr'ore ' sono passate; la pratica è sempre H, e l'Italia va avanti lo stesso." È rimasto nella tradizione come prototipo del "corruttore" parlamen– tare. Ma è assai difficile determinare se la iniziativa delle corruzioni sia par– tita sempre da lui, per una sua personale preferenza verso questo metodo di azione politica, oppure se e quando egli abbia dovuto adattarsi alle impo– sizioni dei seguaci: corrotto da quelli che passarono per corrotti da lui. Pochi uomini politici, infatti, ebbero mai a governare in condizioni piu dif– ficili e piu ingrate. La vecchia Destra ricavava le sue forze elettorali dalle classi agiate, ed aveva operato sotto la direzione di condottieri quasi tutti economicamente indipendenti, che non facevano della politica un mestiere per guadagnarsi la vita. Era stato un piccolo nucleo di uomini eccezionali, che aveva esercitato sul paese una specie di dittatura, finché occorreva superare le difficoltà ec– cezionali della formazione nazionale. Dnpo che l'unificazione nazionale era divenuta un fatto compiuto, la loro "consorteria" fu travolta dall'avversione di tutti coloro, che non erano stati cooptati in essa. Il nuovo esercito della Sinistra era formato da una numerosa e rumorosa media. e piccola borghesia, prevalentemente intellettuale, nella quale gli appetiti erano infiniti, mentre i mezzi per soddisfarli eranò scarsi, data la povertà del paese e le difficoltà finanziarie in cui si dibatteva ogni governo. Nella impossibilità di soddisfa– re tutte le esigenze e tutte le ambizioni, l'esercito si frazionava in gruppi e gruppetti, gelosi gli uni degli altri, e riluttanti ad ogni freno di disciplina. Era una anarchia di insoddisfazioni e di recriminazioni, la quale si ricom– poneva ad unità solamente quando si presentava il pericolo che ritornassero al governo i vecchi "burgravi" della Destra. Con un partito di quel ge– nere, nessun primo ministro avrebbe potuto mantenersi al potere senza fare agli uni almeno una parte di quelle concessioni che si vedeva costretto a rifiutare ai piu audaci: "Povero calunniato vecchio," ha scritto di De– pretis un uomo politico, che ha saputo attraversare la vita pubblica italiana 3 In una lettera del 1887, in CRISPI, Carteggio politico, p, 420. 199 BibliotecaGino Bianco

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