Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza a) il consolidamento della unità nazionale, superando le difficoltà della questione romana; b) il completamento della unità nazionale, conseguendo una rettifica delle frontiere fra l'Italia e l'Austria; e) l'acquisto di domin1 coloniali nell'Africa settentrionale e nel Mar Rosso. Le preoccupazioni per la questione romana, acutissime subito dopo il 1870, vanno esaurendosi, con processo continuo, per quanto lentissimo, nel quarantennio successivo: allo scoppio della guerra mondiale saranno pas– sate in ultima linea, ed eserciteranno durante la guerra una funzione soltanto secondaria. Le preoccupazioni coloniali, pochissimo sentite nei primi anni dopo il 1870, si diffondono durante il quarantennio successivo in strati sempre piu larghi della popolazione, con un processo tumultuario, sussultorio, di en– tusiasmi rumorosi e di inerzie sonnolente, di rosee aspettazioni e di sfiducie di– sgustate; ma non arrivano mai a conquistare cosf profondamente la coscien– za nazionale, da diventare un fattore predominante e permanente della po– litica estera italiana. Le preoccupazioni irredentiste rimangono sempre vive ed attive, anche quando appaiono meno diffuse e piu prossime ad estinguersi: cosf certi corsi d'acqua delle regioni carsiche spariscono ad un tratto nella terra, con– tinuano a circolare per meandri sconosciuti, ritornano alla luce piu volumi– nosi a grandi distanze. L'intervento dell'Italia nella guerra mondiale sarà determinato soprattutto da _questepreoccupazioni; verranno in seconda linea le aspettazioni di acquisti coloniali; in via anche piu subordinata agirà il sospetto che si riacutizzi la questione romana. La vertenza per le frontiere italo-austriache si complica nel periodo 1871- 1876, e continuerà sempre a complicarsi, per tutto il quarantennio successi– vo, con le questioni balcaniche: non appena scoppia una crisi in Oriente, dalla quale possa derivare una estensione della sovranità, o anche solo della influenza austriaca nella penisola balcanica, subito si acuisce in Italia il problema delle frontiere verso l'Austria. Di fronte a questa interdipendenza dei due gruppi di problemi, noi troviamo già fissate, fra il 1871 e il 1876, le posizioni del governo di Vienna, e di quello di Roma, quali rimarranno, senza mutamenti, nel quarentennio successivo: - il governo di Vienna intende escludere il governo di Roma da ogni ingerenza nelle questioni balcaniche, e rifiuta di prendere in consi– derazione qualunque proposta, che sia diretta a rettificare le frontiere del 1866; - il governo di Roma rifiuta di lasciarsi considerare estraneo alle questioni balcaniche, in quanto ogni mutamento nello statu quo balcanico determina uno spostamento di equilibrio militare nell'Adriatico; e si afferma sostenitore dello statu quo, salvo a negoziare l'abbandono dello statu quo con un riassestamento della frontiera orientale. La pressione italiana è proporzionata alle forze, di cui il governo di 196 BibliotecaGino Bianco

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