Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza Robilant vedeva le cose allo stesso modo. 95 Il 12 agosto, per incarico di Visconti-Venosta, tentò di affrontare il problema in una conversazione con Andrassy: Dal convegno di Venezia in poi - gli disse - nulla è mutato nei nostri amiche– voli sentimenti verso l'Austria-Ungheria... Vivissimo è il nostro desiderio di procedere d'accordo con voi e con gli altri due imperi in quella politica di pace e quindi anche di statu quo in Oriente, di cui l'alleanza dei tre imperatori è l'espressione, siccome ripetuta– mente ci avete assicurato. Andrassy rispose che anch'egli desiderava mantenere lo statu quo; una annessione dei paesi insorti contro i turchi la desiderava come si potrebbe desiderare di "farsi cavare un dente, cosa che non si fa che allorquando non c'è piu speranza di guarire altrimenti il dolore"; e assicurò che "non farebbe mai niente senza che l'Italia ne fosse ,informata, che non vi sarebbe mai cosa alcuna ché egli non direbbe" all'ambasciatore italiano. Qui giova notare - commentava Robilant nel suo rapporto dello stesso giorno che le sue parole non accennavano ad intendimenti di consultarci, ma bensf solo di non nasconderci i suoi atti. Ciò d'altronde emergeva piu chiaramente da tutto il di– scorso, intento a non lasciarmi dubbi che in tutta questa faccenda l'azione è esclusivamente comune ai Gabinetti dei Tre Imperatori... Questi intendono concertare da soli la condotta a tenersi, lieti poi se altri vengono in seguito ad appoggiarli. Ciò posto, quale attitudine era opportuna pel governo italiano? Robi– lant proponeva che si mantenessero contatti piu cordiali che fosse possibile coi governi dei tre imperi collegati nella questione orientale. Per me è evidente che l'accordo dei Tre Imperatori è s1 saldo e potente che sarebbe stranamente illudersi il pensare che la Francia e l'Inghilterra assieme unite riescano a smuoverlo. Non vedrei quindi effetto pratico ad unirci a quelle due Potenze, di cui una almeno [Francia] non ha interessi di sorta comuni con noi, anzi ci professa un'antipatia, che solo le necessità del momento riescono a palliare. Niente invece- divide i nostri inte– ressi dai Tre Imperi. Se noi fin dà questo momento, in cui la questione d'Oriente si impone nuovamente all'attenzione dell'Europa, dimostriamo a Pietroburgo, Berlino e Vienna il nostro preciso intendimento di procedere d'accordo con quei tre Gabinetti, di aver piena fiducia nelle loro intenzioni, e di voler lealmente associare la nostra causa alla loro, la nostra apertura troverebbe favorevole accoglienza: tanto piu che impedirebbe ogni tentativo contrario alle due Potenze occidentali. E mentre saremmo sin d'ora parte attiva nei concerti, potremmo piu tardi pretendere alla parte nostra, ove la questione . prendesse la piega, che senza essere pessimisti è pur prevedibile fra non molto. E il giorno dopo, 13 agosto, ritornava a commentare -l'atteggiamento di Andrassy, osservando che Andrassy, mentre invitava il governo italiano ad aderire alle iniziative dei tre imperatori, lasciava fuori delle confidenze i governi di Parigi e di Londra: Ciò, a mio avviso, vuol dire che il nostro concorso sarebbe accettato con piacere, ove ne mostrassimo precisa intenzione. Al tempo stesso, è una specie di mise en demeure di pronunciarci per l'uno o per l'altro campo. 95 Robilant a Visconti-Venosta, 24 luglio, 7, 9 agosto 1875. 188 r BibliotecaGino Bianco

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