Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'ltalia dal 1871 al 1915 nga quando saremo forti abbastanza, perché nulla si faccia malgrado nostro e aWin- avve 93 saputa nostra. E Robilant a Visconti-Venosta, 7 agosto 1875: A me pare s'abbia da parte nostra a stare molto attenti a questa faccenda, poiché sarebbe per noi un'occasione forse unica di migliorare la nostra frontiera in Val d'Adige e sull'Isonzo. Ma come utilizzare l'occasione? - Per indurre il governo di Vienna a consentire una rettifica di frontiere, il governo italiano avrebbe dovuto trovarsi in grado di concedere o negare qualche aiuto, di cui quello avesse assoluto bisogno, o di minacciare un danno, a cui quello non potesse sot– trarsi se non venendo ad una intesa con l'Italia. Invece, la Lega dei Tre imperatori, assicurando al governo di Vienna la solidarietà delle due piu formidabili Potenze militari, che vi fossero sul conti– nente europeo, rendeva superfluo il concorso del governo italiano alla poli– tica balcanica dell'Austria: dunque il governo italiano non aveva da offrire nessun aiuto indispensabile. Quanto ai danni, che il governo italiano potesse minacciare, questi non erano tali da preoccupare il governo dell'Austria: la forza militare italiana non poteva misurarsi - essa sola - con quella del– l'Austria-Ungheria, mentre gli altri due imperatori lasciavano mano libera al governo di Vienna per fronteggiare una minaccia italiana. Il governo italiano poteva neanche minacciare di allearsi coi governi estranei alla Lega dei Tre imperatori per rafforzarli in una opposizione eventuale. Infatti, il governo francese era tenuto a posto da Bismarck: sicu– ra la Germania, alle spalle verso la Russia e verso l'Austria, poteva concen– trare tutte le proprie forze contro la Francia: appoggiato a questa posizio– ne formidabile, Bismarck offriva al governo francese la Tunisia e cosf riu– sciva a neutralizzarlo. Quanto al governo inglese, questo nel gennaio del 1874 era stato conquistato dai conservatori sotto la direzione di Beniamino Disraeli, poi Lord Beaconsfield: e Disraeli era certamente sospettoso della politica russa, e ostile alla Lega dei Tre imperatori, e desideroso di contra– starne l'azione nella politica orientale; ma l'Inghilterra, fortissima per ma– re, era impotente per terra: "Una guerra fra la Russia e l'Inghilterra," diceva Bismarck, "sarebbe come un duello fra un orso e una balena." Una alleanza fra l'Inghilterra e la Francia contro i Tre imperatori, a cui potesse aderire l'Italia, non appariva possibile. E un'alleanza con la sola Italia non dava al governo inglese sul continente un punto d'appoggio sufficiente per minacciare una resistenza seria alle volontà associate delle tre corti imperiali. Se ~ tre imperatori s'intendono - riconosceva Visconti-Venosta - essi faranno quello che _vogliono,e avranno poco bisogno di noi, perché a noi sia dato di cavare un partito dagh avvenimenti. 94 93 M_inghe~tia Robilant, 26 luglio 1875. 94 V1scont1-Venosta a Robilant, 9 agosto 1875. 187 BibliotecaGino Bianco

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