Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza si trovava in rapporti corretti, ma non amichevoli, e non sicuramente pa– cifici, col governo francese; non era associato da nessuna cordialità col governo tedesco, che anzi già cominciava a far gl~ approcci per una intesa coloniale anti-italiana col governo francese; e non riusciva a dissipare nelle sfere dirigenti austro-ungariche i sospetti che l'irredentismo vi alimentava. Co– me ha osservato uno studioso assai intelligente, analizzando i documenti diplomatici tedeschi di quest'anno, "ci appaiono qui, in germe, le sconfitte della politica italiana nel 1878 e nel 1881, e le condizioni sfavorevoli in cm l'Italia arrivò a trattare la Triplice Alleanza. " 91 11. La, rivolta dell'Erzegovina Fino dalle prime notizie della rivolta scoppiata contro il dominio turco nell'Erzegovina, nel luglio 1875, i governanti italiani previdero che l'im– peratore Francesco Giuseppe, appoggiato alla Lega dei Tre imperatori, si sarebbe impadronito di quel paese. Che l'annession'e della Bosnia e dell'Erzegovina scriveva Robilant a Visconti- Venosta, il 24 luglio 1875 - sia fra le eventualità prevedibili, i dati non mi mancano: e primo fra questi, l'informazione sicura, che io ebbi .testé, che da circa un anno venne preparata dal Ministero della guerra la mobilitazione immediata, colla Bosnia e l'Erzego– vina per obbiettivo. Avendo, poi, avuto occasione di parlar accademicamente, con una persona in posizione da saper le segrete cosè, delle conseguenze, che potrebbe avere per l'una o per l'altra parte della monarchia l'annessione a quella o a questa di quelle p_rovincie- mi fu risposto, come su cosa da lungo tempo presa in considerazione, che quelle provincie non si annetterebbero mai né alla Cisletiania né alla Corona di S. Stefano, ma le cas échéant sarebbe stabilito che dovessero formare da sole un terzo Paese della Corona, da quella direttamente dipendente, press'a poco come trovansi aggiun– te all'impero germanico l'Alsazia e la Lorenza. Impossibile essere meglio informati. Anche Visconti-Venosta vide su– bito chiaro: Temo che presto o tardi la Serbia e il Montenegro sieno trascinati, e che allora l'Austria lo sia pure, pensando che se lo statu quo non si mantiene, vale meglio per essa prendere quei paesi [la Bosnia e l'Erzegovina] piuttosto che lasciare costituire uno Stato slavo sulla sua frontiera. 92 Date queste previsioni, si presentava ovvia l'idea di mettere a profit– to la eventuale crisi per riaprire la questione delle frontiere italo-austriache. Veggo già spuntare qua e là il pensiero - scriveva il presidente del Consiglio, Marco Minghetti - di dare quelle provincie all'Austria. È necessario stare con gli occhi aperti, per guisa che un bel giorno non ci si annunzi la cosa fatta... A noi conviene che ciò 186 91 SALVATORELLI, L'Italia nell'era bismarckiana, p. 129. 9 2 Visconti-Venosta a Robilant, 9 agosto 1875. BibliotecaGino Bianco

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