Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'ltalia dal 1871 al 1915 , ·simile che nel momento decisivo tanto la Francia quanto la Germania trove- Ma e ven l' D I d d. . l d li 1· . bb di avere fatto il conto senza oste. ata a pru enza tra 1z10nae e a po 1tica 7eal.ero non è da aspettare che l'Italia, nella eventualità di una crisi, intervenga attiva- 1t 1ana, h bb · b · d · · 88 mente a favore di quella Potenza, e e a ta zsogno t aiuto. Decazes "parve accogliere con interesse tutto speciale" siffatta dichia– razione di Hohenlohe; e questi vide nel consenso del ministro francese "il chiaro segno che egli aveva poca fiducia in una eventuale alleanza dell'Italia • 1189 con la Francia. Cominciò cosf a tessersi proprio nel momento in cui sembrava piu vicina a scoppiare una nuova guerra franco-germanica - quella intesa co– loniale, che doveva durare fino al 1885, e condurre nel 1881 la Francia a Tunisi, col favore di Bismarck. Con questa intesa Bismarck otteneva due resultati: attirava la Francia verso la Germania, e rompeva la "libertà d'a– zione," che Visconti-Venosta procura va di conservare alla politica italiana. Infatti, la speranza nel governo francese di conquistare la Tunisia, e il so– spetto nel governo italiano che la conquista avvenisse, e il malumore a con– quista avvenuta, non potevano non rovinare le buone relazioni italo-fran– cesi, anche dopo che fossero venuti a mancare gli attriti per la questione ro– mana. È questo sempre un espediente fondamentale della politica internaziona– le bismarckiana: sfruttare le ragioni di dissidio e di sospetto fra i vicini della Germania - la questione balcanica fra Russia ed Austria; l'irreden– tismo fra Austria e Italia; la questione tunisina fra l'Italia e Francia; la questione egiziana.· fra Francia e Inghilterra - per intervenire nei dissidi, esasperarli se fosse necessario, rendere la propria amicizia desiderabile a tut– ti i governi, non concederla mai completa a nessuno, e imporre il proprio ar– bitrato a tutti. Una manifestazione pubblica del suo malumore, o per lo meno della sua indifferenza, verso il governo italiano, Bismarck non la lasciò a lungo aspet– tare: nell'ottobre del 1875, quando l'imperatore Guglielmo restitu( in Mi– lano la visita fattagli a Berlino, due anni prima, dal re d'Italia, il cancel– liere non accompagnò il sovrano: ridusse cosf la visita ad un semplice atto di cortesia personale, a cui l'imperatore non poteva sottrarsi. 90 Nell'estate-autunno del 1875, dunque, al riaprirsi della nuova crisi nel, la questione d'Oriente per la rivolta della Erzegovina, il governo italiano 88 Sottolineato nell'originale. p . _ 89 BouRGEOIS et PAGÈS, Origines et responsabilités de la grande guerre, p. 169. Die grosse <?fttzk, I, ,PP· 268-72; HANOTAUX, Hist. de la France contemporaine, III, pp. 260-64; DREux, Der- nzeres annees, pp. 109 sgg. . A 90 Robilant alla madre, 16 ottobre 1875: "Voilà donc Bismarck, qui ne va pas à Milan. ça gate _complètemènt la chose, cela met en bonne humeur tous nos ennemis." De Launay a Robilant, ~8 dicembre 1876: "Déjà avant la visite de l'empereur à Milan (settembre 1875) je m'étais aperçu 'une certain froideur de gouvernement à gouvernement. L'ancien Ministere avait pour la Wilhelm– strasse un peché originai: la consorteria était répresentée par M. Minghetti et Visconti-Venosta, et on s'obstinait à ne pas ajouter entièrement foi à leur conversion. Malgré l'effrondement de !'empire, ~n croyait que leurs sympathies étaient encore tournées vers la France." Cfr. MATIER, Bismarck, II, p. 366. 185 BibliotecaGino Bianco

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