Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza volta sola mi riesd. fargli dir qualche parola in proposito. Quella volta manifes~ommi desi– derare al pari di noi lo statu quo in Oriente: però con una nuance differente: poiché dicevami ridendo: - Il vostro governo è negli affari di Oriente di un conservatorismo feroce; - conchiudeva poi il suo dire col motto che ora vien ripetuto dai suoi collabo– ratori del Ministero: - Du reste l'Autric.he-Hongrie a déjà trop de rochers et trop de sauvages pour vouloir encore s'en annexer. - Il motto è spiritoso, ed il pensiero che esprime sarebbe anche ragi9nevole. Ma non conviene dargli soverchia importanza, ed accettarlo ad occhi chiusi. La tentazione di arrotondar la configurazione dell'impero, ed essenzialmente di appoggiar le spalle di quella Dalmazia, che vano è sperar civilizzare sin tanto che avrà i Turchi didro di sé, potrebbe per avventura far transigere sul concetto espresso. Questa era, dunque .la. situazione: Robilant non accettava ad occhi chiu– si il disinteresse territoriale del governo austro-ungarico nelle questioni bal– caniche; ed Andrassy non accettava ad occhi chiusi le sconfessioni, che Ro– bilant faceva dei mezzi non del programma irredentista, per Trieste, non per il Trentino.. E pensare che al tempo del convegno di Venezia, i rapporti italo-austriaci sembravano, a chi ~on era informatp dei retroscena, piu cor– diali dei rapporti italo-germanici ! 84 10. L'" allarme" del 1875 Il famoso "allarme" guerresco, dell'aprile-maggio ·1875, fra Germania e Francia, rese anche piu torbide le relazioni italo-germaniche. Il 10 maggio, mentre le minacce tedesche contro la Francia sembrava– no aggravarsi fino a rendere inevitabile la guerra, il governo inglese, su do– manda del governo russo, propose ai governi di Roma e di Vienna un passo a tre per raccomandare a Berlino la prudenza e la pace. Andrassy rifiutò .. Visconti-Venosta prese una via di mezzo: I rapporti, che mi mandava il conte de Launay cosi spiegava il ministro la. propria azione al conte di Robilant in una lettera del 15 giugno 1875 - non erano• molto rassicuranti. Il maresciallo Moltke teneva il linguaggio piu esplicito nel senso che· se gli armamenti della Francia continuavano, era d'uopò prevenirla... In risposta alla·. domanda del governo inglese di associarsi ai passi che esso stava per fare a Berlino, dissi al ministro d'Inghilterra che il conte de Launay aveva già da tempo avute istruzioni di esprimere, quando gli si presentavano le occasioni favorevoli, il vivo interesse che poneva l'Italia alla conservazione della pace; che non aveva difficoltà a conservargli queste– istruzioni, e ad informarlo anche che il governo francese aveva creduto in quei giorni di farci pervenire la dichiarazione ufficiale delle intenzioni pacifiche della sua politica; ma che ci saremmo astenuti da una démarche ufficiale, perché il linguaggio tenuto a· Berlino al conte de Launay era stato sempre pacifico; e soprattutto ci saremmo astenuti!. da quantp poteva avere l'apparenza di una demarche concertata e collettiva, perché ave– vamo la convinzione che ciò non sarebbe stato opportuno e avrebbe piuttosto nociuto che· 84 Robilant a Visconti-Venosta, 11 marzo, 28 aprile 1875; BoURGEOIS et PAGÈS, Les origines· et les responsabilités de la grande guerre, 172: "Vous savez," dice Lord Derby, ministro degli esteri. d'Inghilterra all'incaricato d'affari di Francia, "que l'entrevue de Venise (visita di Francesco Giu– seppe a Vittorio Emanuele) a causé un grand mécontentement à Berlin; l'irritation du Chanceller:– de l'empite a été très remarquée." 182 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=