Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 . ecial modo in quelle questioni, che hanno in questi ultimi tempi piu preoccupato, in sp . . d'O . lio dire le quest1001 nente. vog Per quanto apprezzi assai la perspicacia politica del conte Andrassy, vi confesso he non comprendo bene la portata della sua nuova politica in Oriente; o, per dir c eglio la comprendo piuttosto come una politica suggerita, in certi limiti, dalle circo- m ' . d stanze, che come un vero s1st~ma e ~~ progr~mma , uratt:ro. . Mi pare che' la conformità degli tnteress, fra l Austria e la Russia non potrà a lungo accompagnare il loro accordo. Da un lato, il governo germanico farà della sua politica orientale un mezzo per mantenere fra l'Austria e la Russia un accordo, che faccia capo a Berlino; e in ogni caso ne farà un mezzo per conservare a se stesso, anche un po' a spese dell'Austria, l'amicizia della Russia. La nostra situazione in questo stato di cose è alquanto delicata. I nostri interessi in Oriente, voi lo sapete, sono piuttosto conservatori. Abbiamo poi ora un interesse positivo a che se la crisi è inevitabile, essa non avvenga ora; e sia ritardata sino a un momento in cu/ l'Italia abbia una maggiore libertà d'azione, e possa meglio tutelarsi. Lo "statu quo" è per ora ciò che possiamo desiderare di meglio. Ora la politica seguita da Andrassy in questi ultimi tempi è tale che, un po' che ancora si svolga per una serie di nuovi incidenti, non può che incoraggiare le tendenze separatiste, indebolire sempre piu la Turchia e le guarentigie dello statu quo, affrettando piuttosto che ritardando la crisi. Se questo è vero da un lato, dall'altro è però anche vero che non è neppure co~– forme agli interessi dell'Italia e della sua politica il rimanere completamente all'infuori e l'annullarsi sistematicamente ... Su tale stato di cose a me sembra che sia utile, senza troppo impegnarci, il ravvi– vare uno scambio di idee un po' piu intimo col Gabinetto di Vienna sulle cose d'Oriente, quanto il conte Andrassy ne vedrà l'utilità. A me sembra che anche all'Austria non convenga tenere troppo chiuso l'accordo a tre, in mezzo al quale potrebbe un giorno trovarsi isolata. Se l'Italia per conto suo non può pensare a fare un inutile don chisciottismo per la Turchia, né ha alcuna ragione p,er opporsi al prudente e graduale sviluppo dei piccoli paesi vassalli del Danubio, non penso che l'Austria-Ungheria creda utile davvero di precipitare la crisi, di creare una forte agitazione di nazionalità sulle sue frontiere, e di gettarsi in una politica di divisione e di smembramenti territoriali della Turchia. • Ad ogni modo, questo scambio d'idee, quando l'occasione si presenti, potrebbe valere a farci conoscere un po' meglio quali sono le vere idee e le intenzioni del governo austriaco o le intelligenze, che servirono di base al famoso accordo dei Tre Imperi. A noi infatti non può convenire che ci si domandi di addivenire a intelligenze gµ fatte, e che neppure bene conosciamo, né che ci si lasci una parte che non sarebbe se non quella della mouche du coche. Questo sistema di idee andava benissimo, finché Andrassy fosse rima– sto al rispetto dello statu quo territoriale, anche lui. Ma se le circostanze lo avessero condotto, fosse pure contro voglia, alla politica degli smembramen- -ti territoriali, quale atteggiamento avrebbe preso il governo italiano? Doman– dare una partecipazione all'impresa, oppure fare la parte della mouche du coche? E nel caso, Andrassy avrebbe consentito una partecipazione ~gli utili sul terreno delle aspirazioni irredentiste? Una occasione propizia per chiarire le intenzioni reciproche, si offrf nell'aprile del 1875, quando Francesco Giuseppe visitò Vittorio Emanuele a Venezia. Nel giornale milanese La Perseveranza del 21 luglio 1878, il corrispon– ,<lenteda Parigi, Caponi (Folchetto), raccontò che Francesco Giuseppe in uno 179 BibliotecaGino Bianco

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