Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza veniva piu; non solo colpiva .fieramente i suoi avversari m Germania, ma si doleva di non poter colpire direttame{lte il papa, perché la legge delle guarentigie "lo aveva messo nell'ovatta e nessuno poteva piu raggiunger– lo 1178 : e avrebbe voluto che il governo italiano lo secondasse nella lotta, assu– mendo anch'esso un atteggiamento piu energico verso il Vaticano. Viscon– ti-Venosta rifiutò di rendergli siffatto servigio. 79 E la resistenza esasperava il malumore del cancelliere potente e vendicativo. In questo marzo del 1875, parlando col principe di Hohenlohe, Bismarck diceva: L'Italia non ha importanza. Questo paese non ha peso, perché ha l'esercito cattivo, e fa una politica assolutamente indegna di fiducia. 80 Nel 1873, quando l'alleanza fra la Germania e l'Italia appariva "pre– destinata," l'esercito italiano non era certamente migliore che nel 1875; né Bismarck ~llora desiderava l'alleanza italiana per .fitantropia, ma, perché trovava che l'esercito italiano, per quanto imperfetto, poteva servirgli contro la Francia ora, come gli era servito contro l'Austria nel 1866. Quel che fra il 1873 e il 1875 era divenuto cattivo, non era l'esercito italiano: era l'a– nimo di Bismarck verso il governo italiano, perché questo "faceva una politica assolutamente indegna di .fiducia." E faceva nascere il malanimo politico e il disprezzo verso quell'esercito, sui cui servigi Bismarck sentiva di non poter sicuramente contare. Stretto fra le manifestazioni irredentiste, la intransigenza austriaca e la freddezza germanica, desideroso di mantenere sempre viva la intesa con Andrassy nella questione romana-, Visconti-Venosta non aveva che una sola speranza: che la intesa austro-russa si rompesse via facendo, e i sospetti reciproci obbligassero i governi di Pietroburgo e di Vienna a lasciare le cose balcaniche immutate. Sarebbe venuta meno, cosf, ogni occasione agl'irredenti– sti per esigere che il governo italiano ottenesse una partecipazione ai pro.fitti del nuovo assestamento territoriale; e si sarebbe ristabilita senz'altro la cor– dialità fra Vienna e Roma. In una lettera a Robilant, del 2 marzo 1875, scriveva: Credo assai utile per noi il mantenere coll'Austria delle relazioni non solo amiche-~ voli, ma accompagnate da un leale scambio di idee, e dalla convinzione reciproca del loro vantaggio per ambedue i paesi. Tali relazioni ci giovano, in primo luogo, sulla questione del papa, considerata la situazione dell'Austria come Grande Potenza cattolica. E invero finora ebbi sempre occasione di constatare la lealtà di condotta del conte Andrassy su questa questione. Cosi pure questi rapporti ci sono utili nella situazione generale dell'Europa, e 78 T. PALAMENGHI-CRISPI, F. Crispi: Politica estera, 46. 79 CH!ALA, I, 188. - Il Chiala è scrittore autorevole per la storia di questi anni, perché era intimo amico dei principali uomini politici della Destra, e perciò in grado di essere ben~ informato; inoltre osservava con diligenza e notava con onestà i fatti, che si sviluppavano sotto 1 suoi occhi. 80 HoHENLOHE, Denkwurdigkeiten, II, p. 152. 178 BibliotecaGino Bianco

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