Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera del!'l talia dal 1871 al 1915 Messi in sospetto contro le intenzioni del governo italiano, i diplomatici f ancesi imbastirono a Costantinopoli e a Tunisi un lavoro metodico per in- iudere ufficialmente la Tunisia nella sfera d'influenza del proprio paese. Ma incontravano ovunque la resistenza del governo tedesco. Nel dicembre 1873, il conte Arnim, ambasciatore di Germania a Parigi, diceva al duca De– cazes, ministro degli esteri francese: "Io vi proibisco di prender Tunisi. 1174 Quand'ecco il 10 gennaio 1875 Bismarck, riferendosi alle pratiche francesi per "sciogliere il rapporto di vassallaggio fra Tunisi e la Porta, e condurre la Reggenza in un rapporto di dipendenza dalla Francia," scriveva all'ambasciatore tedesco a Parigi, principe di Hohenlohe: A questi tentativi noi ci siamo opposti alcuni anni or sono, perché subito dopo la guerra nostra con la Francia, e fino a che non fosse stato eseguito il trattato di pace, cre– devamo conveniente opporci alle affermazioni di potenza della Francia, per soffocare sul nascere la arroganza propria della sua politica. Ma in condizioni normali noi non abbiamo nessuna ragione speciale per vedere un danno per noi e una tendenza da contrastare nel fatto che la politica della Francia cerchi un campo d'azione nell'Africa del Nord e nel– l'Oriente turco. Impiegando e immobilizzando in questi paesi le sue forze, e dandosi da fare colà, la Francia vi trova uno sfogatoio per le tendenze ostili alla Germania. Piuttosto che a noi, spetta a tutte le altre grandi Potenze, comprese l'Italia e finanche la Spagna, esser gelose della Francia nel Mediterraneo. 75 9. Il convegno di Venezia 16 Nel marzo del 1875, si aggiunse per Bismarck alle precedenti cause di malumore contro l'Italia un netto disaccordo sulla politica ecclesiastica. Quattro anni prima, nell'agosto del 1871, quando i rapporti fra il governo ita– liano e il papa erano difficilissimi, e non era ancora scoppiata la lotta fra i cat– tolici tedeschi e Bismarck, questi lodava vivamente la moderazione del go– verno italiano nei suoi rapporti col Vaticano, e trovava che col papa non si potevano mai avere riguardi abbastanza. Puisque nous causons à coeur ouvert - diceva al conte de Launay - permettez moi d'ajouter qu'il vous convient d'user des plus grands menagements à l'égard du pape. Ayez un gant de velours. Suaviter in modo. Un istant vous avez peut-etre brossé à contrepoil. Vous avez peut-etre depassé le but, en procedant avec trop de rigueur vis à vis des convents des réligieuses, en fait d'expropriations. Il eut été mieux avisé, sans céder sur ~e fond, de vous montrer en pénitents. Le pape porte robe longue: traitez-le avec tous les egards, toutes lès cajoleries dues au beau sexe. L'opinion pubblique, meme dans les pays protestants, vous en sera gré. 77 Nel marzo 1875 la situazione era mutata in Germania: Bismarck era a1 ferri corti coi cattolici tedeschi; la teoria della "robe longue" non gli con- 74 HOI-IBNLOHE, Denkwurdigkeiten, II, p. 199; NEwr0N, Lord Lyons, II, p. 140. ~! Grosse Politik, I, 303; H0HENLOHE, Denkwudigkeiten, II, pp. 152, 199. 77 Pubblicato in "Rivista d'Italia," XXVIII, fase. II, 15 febbraio 1925. 1 t questa conversazione è trascritta di mano di Costantino Nigra, probabilmente da una. e tera d1 De Launay, con l'indicazione Bismarck à de Launay le 1. mai 1871, su un foglio di carta, che è oggi posseduto dal senatore Carlo Sforza. 177 BibliotecaGino Bianco

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