Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza Vienna finanche quella con Pietroburgo, se fosse stato costretto ad optare: immaginarsi se avrebbe sacrificata l'amicizia di Vienna a quella di Roma! L'Austria - diceva a un giornalista italiano sul principio del 1873 - ha un grande avvenire davanti a sé, ed una missione civilizzatrice in Oriente: l'Italia commetterebbe un grande errore alienandosi l'Austria, con pretensioni ingiustificabili su Trieste. 54 Mancava, dunque, ai desideri di Robilant una base essenziale: il con– senso di Bismarck ad una revisione delle frontkre fra l'Italia e l'Austria. Sul terreno dei rapporti con la Francia, la situazione si rovesciava: Bismarck desiderava ciò che Visconti-Venosta non era disposto ad accordare. Visconti-Venosta non disperava che in Francia i gruppi anticlericali e repubblicani riuscissero a prevalere sui gruppi clericali; e pensava che in questo caso l'Italia non avrebbe piu corso alcun pericolo da parte della Fran– cia nella questione romana. Sperando questa evoluzione della politica francese, Visconti-Venosta non sentiva nessun bisogno di una vera e propria alleanza con la Germania. La Germania, infatti, era condannata, per lungo tempo, forse in perpetuo, a por– tarsi sulle spalle la inimicizia della Francia per la questione dell'Alsazia-Lo– rena, anche dopo che in Francia i partiti anticlericali avessero conquistata la prevalenza. Ora, un'alleanza con la Germania di fronte ad una Francia anti– clericale, non avrebbe rappresentato per l'Italia nessuna necessità, e i rischi, che essa avrebbe dovuto coprire, non sarebbero stati equivalenti per i due paesi. L'alleanza diventava utile, anzi necessaria, solamente nel caso che i clericali francesi muovessero guerra all'Italia. Ma in questo caso il governo tedesco aveva un interesse diretto ad impedire lo sfacelo dell'Italia: l'alleanza veniva da sé; e Visconti-Venosta non trovava necessario leg~rsi in anticipo le mani per una eventualità non imminente: non voleva pagare vantaggi ipotetici con oneri e pericoli reali ed immediati. L'amicizia con la Germania era per lei una ottima posizione strategica difensiva per il caso di un attacco francese; ma egli non pensava ad una controffensiva; voleva solamente utilizzare la posizione difensiva per sco– raggiare i clericali francesi dall'attacco, ed aspettare tranquillamente che il sentimento della impotenza producesse spirito di saggezza e desiderio di pace. Voi vedete - scriveva a Robilant il 12 aprile 1872 - che i nostri rapporti con la Germania lasciano poco a desiderare e che un vero riavvicinamento fra i due paesi venne realmente constatato... E la stessa familiarità, che esiste nei rapporti dei due governi, esiste anche nei rapporti delle due Corti. Quanto a dei patti scritti, a dei trattati, noi non li abbiamo cercati e non li abbiamo neppure desiderati, almeno nelle circostanze attuali. Non ho bisogno di dirvi tutte le ragioni, per le quali i trattati, che impongono obblighi reciproci in vista di eventualità che non si possono determinare che a scadenza lunga e incerta, portano seco molti inconvenienti, ed offrono poca sicurezza. D'altronde, nello stato attuale dell'Europa, non c'era nessuna ragione urgente per 54 GAI.ATI, Gli uomini del mio tempo, pp. 144-46. 170 BibliotecaGino Bianco

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