Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 tro la Russia, l'alleanza italiana avrebbe permesso alle forze austriache ~~n concentrarsi tutte contro la Russia; se l'Austria si fosse alleata con la /rancia contro una coalizione russo-tedesca, l'alleanza italo-germanica avreb– be trattenuto sulla frontiera italiana e deviato dalla frontiera russo-tedesca una parte delle forze dell'Austria. D'altra parte la ostilità antitaliana della maggioranza parlamentare francese dissipava in Italia ogni corrente francofila, e dava nuova spinta alle influenze germaniche. Scoppiato in Germania il Kulturkampf nel 1872, Pio IX eccitava impetuosamente i cattolici tedeschi a lottare contro le leggi bismarckiane, ed appariva nemico della nuova Germania non meno che della nuova Italia. Nuovo argomento per consigliare ai governi di Berlino e di Roma un'azione solidale contro quest'altro nemico comune. Per tutte queste ragioni Bismarck, nell'aprile f873, cqnversando col conte de Launay, ambasciatore italiano a Berlino, dichiarava di "ritenere la sicurezza dell'Italia come uno dei veri interessi della politica della Germa– nia in Europa: i nemici e i pericoli, da cui l'Italia era minacciata, erano pericoli e nemici comuni" 29 : l'alleanza fra l'Italia e la Germania era, secondo lui, un'" alleanza predestinata. 1130 Visconti-Venosta procurava meglio che poteva di mantenere amichevoli ar,ichele relazioni col governo austro-ungarico. Sul problema dei rapporti italo-austriaci, i gruppi nazionali italiani, durante le lotte del Risorgimento, erano stati divisi in due scuole opposte: quella che sosteneva il metodo dei compromessi, e quella che predicava la lotta a fondo. I gruppi nazionali-conservatori seguivano il metodo dei compromessi, che era stato teorizzato nel 1843 da Cesare Balbo nelle Speranze d'Italia; la Casa Savoia doveva aiutare gli Absburgo ad "inorien– tarsi" cioè ad estendere i loro domini verso l'Egeo ed il Mar Nero; ed in compenso, doveva ottenere la cessione delle terre italiane, che erano incor– porate nell'impero,. d'Austria. I gruppi nazionali-democratici seguivano la teoria tenacemente affermata, in quarant'anni di propaganda, da Mazzini: gl'italiani dovevano lavorare non all'" inorientamento," ma allo "smembra– mento" dell'Austria; allearsi con tutte le nazionalità non tedesche, che erano incorporate nell'impero absburghese, mobilitarle contro il dominio tedesco, dissociare l'impero nei suoi elementi nazionali, aiutare il sorgere di una Boemia, di una Polonia, di una Romania, di una Ungheria, di una Jugoslavia indipendenti, e aggregare all'Italia i territori italiani. Le due scuole si sono trovate l'una di fronte all'altra, anche durante la recente guerra europea: rappresentate, la conservatrice da Sidney Sonnino, la democratica da Leo– nida Bissolati. Dopo la guerra del 1866, il programma mazziniano appariva assoluta– mente irrealizzabile. L'impalcatura dell'impero absburghese aveva resistito ! Visconti-Venosta a Robilant, 12 aprile 1873. De Launay a Robilant, 1° aprile 1873. 157 BibliotecaGino Bianco

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