Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 e gli imperialisti dei giorni nostri si proclamano "realisti," in quànto riten– gono unica realtà efficace nella storia la forza e gli egoismi nazionali, e deridono le ideologie democratiche (giustizia, libertà, diritto di nazionalità, solidarietà internazionale, ecc.), come illusioni destinate ad essere sempre sfruttate dai politici realisti. Sessant'anni or sono, invece, lo stato d'animo nazionalista andava associato, in Italia, non col realismo bismarckiano, ma col moralismo mazziniano; contaminazione ingenua e caotica di turgida esasperazione patriottica e di messianismo internazionalista ed umanitario. Stefano J acini - ricco proprietario lombardo, antico deputato e mini– stro della Destra, autore di pregevolissimi scritti sulle condizioni degli agricoltori italiani, e profondo conoscitore della vita nazionale - pensava nel 1889 a questa parte della borghesia italiana, educata nella tradizione democratico-nazionalista, quando analizzava con grande finezza le deficienze della cultura italiana nelle questioni di politica internazionale. Divenuta l'Italia grande potenza, se riguardo alle cose interne le si può muovere il rimprovero di essere andata a cercare all'estero la maggior parte delle istituzioni che le occorrevano, nelle cose estere, invece, una falange considerevole, ascritta alle classi diri– genti, merita censura per non aver saputo ispirarsi a criteri europei, quali si addicevano al nuovo grado cui era salita la politica loro, e di aver preso per sola norma i propri de– sideri, facendo pressione sui governanti perché li realizzassero, senza accorgersi che tali desideri urtavano molte volte contro gl'interessi altrui. Molta parte di queste classi non riusci mai ad acquistare il senso della nuova posizione dell'Italia in Europa; e rimase sem– pre retoricamente divorata da un desiderio di strafare che non ha alcuna proporzione con la realtà delle forze nazionali. Prestando attenzione ai discorsi politici che, in Italia, si odono ripetere, in tutti i convegni e ritrovi del ceto di media coltura, non può sfuggire a nessuno che quei discorsi hanno per argomento, non già le questioni interne, né le amministrative, né le finanziarie; bensi, quasi sempre, la politica estera, le alleanze, le combinazioni diplomatiche, le guerre possibili, le rettificazioni di confini che ne conseguiranno, e cosi via. Da tali apparenze alla induzione che se ne suol trarre, al di là delle Alpi, essere cioè la nazione italiana tutta quanta bellicosa e smaniante di una politica estera inframettente e avventurosa, non c'è che un passo. · Eppure, balza agli occhi di chiunque non si appaghi di sole apparenze ed abbia molto contatto col paese reale, che il silenzio, in pubblico, di una parte numerosa delle classi colte - cagionato sia da indolenza, sia da ripugnanza alla disputa, sia da timore, in alcuni, di rendersi impossibili per certi pubblici incarichi - non basta perché sia le– cito desumere il pensiero di tutti gl'italiani colti dal linguaggio di coloro, che sogliono piu di frequente far udire la propria voce. 'E riguardo al ceto di minor coltura, che alimenta la cosi detta politica da caffè, non bisogna dimenticare che gl'italiani sono naturalmente immaginosi, amanti dello spettacolo, avidi di emozioni, e che gli argomenti di politica e~tera sono quelli che meglio si prestano all'appagamento di quelle disposizioni d'animo. P1u un'idea apparisce grandiosa e atta a soddisfare i desideri - i quali, finché risiedono nel cervello umano, non hanno limiti, né incontrano ostacoli - piu essa riesce gradita. Fra due progetti ideali di cui uno si presenti come piu seducente dell'altro, perché non si dovrebbe preferire il piu seducente, posto che si suppongano entrambi di facile esecuzione? Se a parità di pericoli e di sacrifici, la patria avesse libera scelta fra un'esistenza modesta, raccolta e rispettata, e un'esistenza invece gloriosa, temuta ed imperante, qual meraviglia che molti la bramino gloriosa, temuta ed imperante? Egli è fuor di dubbio che in Italia un uomo di Stato, il quale sapesse procacciar materia di forti emozioni determinate da!la politica estera, erigerebbe a se stesso un piedistallo, sul quale non potrebbe mai salire chiunque altro, che a forza di senno e di abilità fosse pervenuto a procacciare alla patria ,,,. 151 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=