Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte terza e favorita da contingenze fortunate, che avevano avuto del miracoloso, ap– pariva ad essi come un bene cosf fragile e precario, che nessuna prudenza era eccessiva per preservarlo. Perciò andavano avanti, nella politica interna e nella politica estera, col programma di evitare le novità e di assicurare gli acquisti già avvenuti; programma che nei piu vecchi era fatto ormai di torpore e di egoismo piu che di prudenza e di saggezza. La Sinistra democratica, invece, che era all'opposizione e non aveva le responsabilità del governo, reagiva con maggiore vivacità contro i limiti, che le grandi aspettazioni incontravano nella vita d'ogni giorno. L'estrema Sinistra repubblicana reagiva addirittura con violenza. I condottieri delle Sinistre provenivano specialmente dalla media e piccola borghesia intellet– tuale. Nelle scuole scellerate degli antichi regimi, essi non si erano fatta nessuna cultura di verun genere. Pochissimi conoscevano i paesi esteri; i piu istruiti possedevano, di lingue straniere, il solo francese, ed erano tri– butari di quasi tutte le loro idee politiche alla tradizione democratica della Francia. Prevalevano fra essi gli avvocati: pronti a parlare prima che a pensare; animali politici pericolosissimi per la versatilità delle opinioni, che si forma in essi e diventa seconda natura nella pratica professionale e per le abitudini del ragionamento giuridico, il quale è agli antipodi del vero ingegno politico. Nei gruppi repubblicani, i condottieri erano in generale personaggi austeri, rispettabili e rispettati per la purezza della vita, ma piuttosto fossi– lizzati nella ripetizione rituale delle formule mazziniane. I seguaci erano professionisti e intellettuali sdegnati dalle miserie della politica parlamentare giornaliera; studenti universitari, in cui si perpetuava il romanticismo patriottico del Risorgimento; artigiani e operai, che muovevano i primi passi sulla via della organizzazione economica e dell'azione politica. Nella loro propaganda risuonavano, piu o meno indigeste ed incomprese, le teorie professate per quarant'anni da Mazzini: l'Italia iniziatrice di civiltà, dipen– satrice di giustizia, banditrice di una nuova religione umana a tutte le genti; la "Roma del popolo" succeduta alla "Roma dei Cesari"; la potenza politica della Roma imperiale, il dominio morale della Roma cattolica, la ricchezza delle repubbliche medievali, tutte le glorie del passato, destinate a rivivere nella "Terz~ Italia. " La Sinistra democratica si distingueva dall'estrema Sinistra repubblicana, per quel maggiore opportunismo, che è una necessità della pratica parla– mentare, e perché accettava esplicitamente la monarchia. Ma parecchi erano antichi mazziniani, convertiti alla monarchia dopo il 1860, e conservavano molti elementi delle aspettazioni mazziniane, in cui erano vissuti durante la gioventu. Quello stato d'animo, che noi oggi denominiamo "nazionalista" o "imperialista," e che in questi ultimi vent'anni è andato incorporandosi con le ideologie sociali dei partiti conservatori, era sessant'anni or sono, in Italia, un appannaggio quasi esclusivo dei partiti democratici. Inoltre i nazionalisti 150 BibliotecaGino Bianco

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