Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera dell'Italia dal 1871 al 1915 discusse, approvate e garantite dai governi rappresentanti popolazioni catto- 1' che: e allora la nazione italiana sarebbe stata esposta a continui interventi ~elle Potenze estere nei suoi affari interni: l'Italia sarebbe diventata, come la Turchia, un paese di capitolazioni. Le piccole Potenze cattoliche, come la Spagna, il Portogallo, il Belgio, non erano pericolose: potevano, caso mai, far da corteo a qualche grande Potenza, che volesse mettersi in cammino. Il governo russo, come rappresentante delle popolazioni cattoliche polac– che, poteva interessarsi della questione; ma appunto sul terreno delle rela– zioni fra Stato e Chiesa in Polonia, c'era una fiera lotta fra lo czar e il papa: quindi Pio IX aveva ben poco da sperare da questa parte. Sull'Inghilterra, il Vaticano poteva fare scarso assegnamento. I catto– lici irlandesi erano tutti papisti ferventi: ragione fortissima per mantenere antipapista la maggioranza della popolazione inglese. Inoltre, la propaganda di Giuseppe Mazzini e degli altri esuli italiani aveva creato in Inghilterra, specialmente nel partito liberale e nei gruppi radicali, una larga corrente di simpatia verso il movimento nazionale italiano. Fra il 1868 e il 1874, erano al potere i liberali; lo stesso primo ministro, Gladstone, era un antico, gene– roso amico dell'Italia. E a parte le predisposizioni sentimentali, nessun partito aveva interesse ad indebolire l'Italia e spingerla sotto il protettorato francese. L'impero germanico, abitato da 15 milioni di cattolici battaglieri, tenaci, bene organizzati, poteva essere un avversario rovinoso. Ma anche su questo terreno la fortuna assisteva il governo italiano: proprio nel 1872, appena superata la crisi della guerra franco-prussiana, scoppiava nella politica interna della Germania la fiera lotta fra Bismarck e i cattolici, che è nota col nome di Kulturkampf. Un'alleanza fra Bismarck e il papa appariva impossibile. In Austria erano al potere, dopo il 1867, i liberali tedeschi, ed in Un– gheria i liberali magiari: le relazioni fra Stato e Chiesa erano difficilissime, e il conte Beust dal 1867 al novembre del 1871, e il conte Andrassy dal novembre del 1871 in poi, dimostravano il migliore desiderio di evitare difficoltà al governo di Roma. Nelle discussioni sugli affari romani fra l'ambasciatore italiano, conte di Robilant, 9 e i ministri austriaci, questi cominciavano sempre col dichiarare che non intendevano intervenire ufficial– mente nelle controversie fra il governo italiano e il papa, e che consideravano la questione romana come affare interno dell'Italia: ma dovevano tener c,?nto della inquietudine, che si manifestava nella popolazione cattolica del– I impero; dovevano tener conto del fatto che l'imperatore e quasi tutti i membri della famiglia imperiale erano fedelissimi al papa, ed erano conti- si . 9 Fino a quasi tutto il 1875, il governo italiano non ebbe ambasciate ma legazioni e mis– q 0 1i Pr~sso gli altri governi. La prima legazione, che sia stata elevata al grado di ambasciata, fu s~et a d1 Berlino; seguirono quelle cli Vienna, Parigi, e via via le altre. Noi parliamo di amba- ta e anche negli anni precedenti, per non complicare inutilmente le nomenclature. 147 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=