Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte seconda tutto quel che volete, 1112 come si dice ai fanciulli irrequieti, che si vogliono calmare. Erano oramai lontani i tempi, in cui il principe di Bismarck tene– va il broncio a Depretis e Mancini perché si permettevano di coqueter avec la France! Date siffatte disposizioni arcadiche, è agevole comprendere quel che do– veva avvenire quando il governo francese denunciò (15 agosto 1895) il trat– tato italo-tunisino del1'8 settembre 1868, che scadeva il 28 settembre 1896, e Crispi tentò una intesa con le alleate per assicurare all'Italia la conservazione delle capitolazioni. 13 · La Germania dichiarò di non voler avere contestazioni, e l'Austria si accordò colla Francia "senza prevenirne né informarne il governo italiano" !1 4 A ingigantire le difficoltà, nel dicembre del 1895, la guerra fra l'Abis– sinia e l'Italia, trascinantesi da un anno, assumeva a un tratto proporzioni imprevedute, con la distruzione della colonna Toselli all'Amba-Alagi (7 di– cembre), e con l'assedio di Makallé, che doveva capitolare il 21 gennaio 1896. Nelle strettezze di questa guerra - "la piu insensata avventura che la storia del secolo XIX registri 1115 - Crispi si rivolse all'Inghilterra, perché consentisse a forze italiane di sbarcare a Zeila per minacciare l'Harrar. Ma l'Inghilterra, proprio sulla fine del 1895 e sui primi del 1896, attraversava una delle ore piu difficili della sua vita. Nel dicembre del 1895, per una que– stione di confini fra il Venezuela e la Guiana inglese, gli Stati Uniti arri– vavano a minacciare esplicitamente la guerra. 16 Il 2 gennaio 1896, dopo che i Boeri avevano sconfitto e- fatto prigioniero Jameson a Kriigersdorp, Gugliel– mo II inviava a Kriiger il famoso telegramma, in cui si rallegrava che il popolo boero, "senza ricorrere all'assistenza delle potenze amiche," avesse potuto "ristabilire la situazione pacifica e mantenere l'indipendenza del pae– se." In queste condizioni, una spedizione italiana da Zeila verso l'Harrar, senza un accordo fra l'Italia e la Francia, avrebbe provocato, anche fra l'Inghilterra e la Francia, contestazioni di cui era impossibile prevedere le • conseguenze. Perciò Salisbury poneva come condizione allo sbarco a Zeila, che gl'italiani non vi si fermassero che il tempo necessario per. potersi met– tere in cammino verso l'interno, e seguissero una via del tutto esclusa dalla zona d'influenza francese, in modo da "non fornire occasione alcuna di pro– teste o di opposizione per parte del governo francese, in base alle convenzioni u Questioni internazionali, p. 274. '3 Il tentativo di Crispi è stato affermato dall'on. Luzzatti, che era in grado di essere bene informato, in una intervista col "Figaro" del 22 aprile 1902. 14 Discorso Visconti-Venosta alla Camera dei deputati, 15 dicembre 1896, p. 8377: "La Germania, che non aveva un trattato con Tunisi, fino dai giorni della denunzia del trattato (15 agosto 1895), ci faceva intendere che essa non credeva di potere invocare le capitolazioni, e che le sarebbe bastato di assicurarsi il trattamento della nazione piu favorita. - L'Austria-Ungheria, poco tempo prima che noi cominciassimo i negoziati, aveva concluso con la Francia un accordo col quale riounziava a fare appello al diritto delle capitolazioni." Cfr. CRISPI, Questioni internazionali, p. 277; BILLOT, La France et l'Italie, II, 335-341. Il testo della dichiarazione austro-francese è da– tato col 20 luglio 1896 (MARTENS, Nouveau Recueil, 2a serie, XXIII, 356); ma i negoziati colla Francia furono iniziati da Crispi sugli ultimi del dicembre del 1895 (CRISPI, La prima guerra d'A– frica, p. 331) dunque l'accordo austro-francese è anteriore a questa data. 132 1s FORTUNATO, Il Mezzogiorno e lo Stato italiano, Bari, Laterza, 1911, II, 139. 16 RHODES, Cleveland's Administration, nello "Scribner's Magazine," L, 607 sgg. BibliotecaGino Bianco

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