Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte seconda per caso venire a trattative colla Francia e sistemare qualsiasi pendenza, si– cura che la Francia non sarebbe stata mai tentata di prepotere. Crispi, invece, considerava l'intesa con l'Inghilterra come un fortilizio, da cui la diplomazia italiana dovesse sempre vegliare per tenere aperta la questione tunisina e af- . frontare risolutamente la Francia su ogni altro terreno, con la certezza del- 1'aiuto inglese pel giorno in cui la Francia fosse passata dalle discussioni alle armi. Il risultato di questo diverso modo d'intendere il funzionamento dello stesso strumento diplomatico era che, mentre l'Inghilterra e la Francia si accordavano su molte questioni tutt'altro che facili, 62 l'Italia rimaneva ipnotiz– zata a guardar nel bianco degli occhi la Francia. E il tempo cosI perduto an– dava tutto a vantaggio della Francia: la quale, via via che diminuivano le su– perfici di attrito fra essa e l'Inghilterra, sentiva che diveniva piu difficile al– l'Italia render solidale l'Inghilterra coi propri rancori, e diventava piu in– traprendente _emeno facile a transazioni nella questione di Tunisi. Infatti, mentre ancora nel 1884 Ferry offriva "per ben due volte" all'Italia l'aiuto della Francia per la occupazione di Tripoli, purché l'Italia rinunziasse a Tu– nisi; mentre ancora nell'agosto del 1888 il governo francese dichiarava "che la Francia vedrebbe di buon occhio che l'Italia occupi Tripoli"; mentre an-· cora nel marzo del 1889 un accordo sulla base del 1884 sarebbe stato pos– sibile; nell'estate del 1890, invece, il governo francese metteva all'Italia come condizione ad un'intesa per la Tripolitania addirittura l'abbandono della Tri– plice Alleanza. 63 A mezzo luglio del 1890 la questione tunisina risorge. Crispi è infor– mato che il Bey di Tunisi ha rinunciato, con una convenzione del 9 luglio, alla sovranità in favore della Francia, la quale muterà il protettorato in vera e propria annessione. È un falso allarme; ma Crispi, al solito, prende fuoco, anzi è questo il solo momento, in cui lo vediamo deliberato finanche alla guerra per impedire che il mutamento di regime avvenga ìn Tunisia senza che l'Italia ne approfitti per occupare la Tripolitania. Perciò fa insistenze a Berlino e a Londra, affinché "le potenze amiche vogliano e sappiano opporsi ~ cotesto nuovo atto di spogliazione," e chiede senz'altro di poter occupare Tripoli qualora la ·Francia dia corso alla pretesa convenzione del 9 luglio. Il successore di Bismarck, Caprivi, risponde evasivamente che ha bisogno di studiare una questione cosI grave, che non potrebbe impegnarsi senza il concorso dell'Austria-Ungheria e dell'Inghilterra, che con l'Inghilterra, de– siderosa di non urtarsi colla Francia, occorre proceder con grande cautela: gioca insomma a scaricabarili. Salisbury riconosce·bensI che "il giorno in cui lo statu quo nel Mediterraneo sarà menomamente alterato, è indispensabile che la Tripolitania sia occupa~a dall'Italia 11 ; ma raccomanda di aspettare '6 2 Prima ancora dell'accordo del 5 agosto 1890, l'Inghilterra e la Francia risolvono parecchie questioni alle Nuove Ebridi e alle Isole sotto il vento di Tahiti (1887, 16 novembre; 1888, 26 gennaio, 30 maggio); sulla costa dei Somali (1888, 2-9 febbraio); nell'Africa occidentale (1889, 10 agosto); in Tunisia (1889, 31 dicembre), MARTENS, Nouveau Recueil, 2 3 serie, XVI, 738, 820, 822, 825, 855, 927; XX, 757; XXI, 760; CHAUDORDY, La France.en 1889, pp, 230 sgg. 63 Politica estera, pp. 277-84; Questioni internazionali, pp. 152-262. 126 BibliotecaGino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=