Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera di Francesco Crispi non appartenga a nessuno, o peggio appartenga ad altri, sarà sempre un bene inestimabile, la cui conquista meriterebbe magari la rovina completa del– la madre patria. Perciò ai coloniali francesi parve d'avere fatto un grande ac– quisto, e agl'italiani di avere fatto un gran perdita. 59 E fu questa la terza disavventura del 1890 ! Durante le trattative, che condussero a quell'accordo, Crispi ebbe notizia che fra il governo inglese e il governo francese fossero in corso negoziati anche riguardo alla Tunisia, e fu informato che a Biserta cominciavano lavori per fare del porto una posizione militare. Perciò protestò a. Londra contro eventuali concessioni, che l'Inghilterra potesse dare alla Francia a scapito di interessi italiani, sui quali l'Italia non intendeva transigere. Ma Salisbury ri– sponde (25 giugno), negando che nelle conversazioni di quei giorni si parlas– se di mutamenti nel regime politico tunisino, e mostrando di credere alla dichiarazione dell'ambasciatore francese che i lavori di Biserta non avevano carattere militare. 60 Crispi - scrive il biografo di Lord Dufferin - si dava una gran pena per av– vertire l'Inghilterra che il sorgere di una base navale francese a Biserta er;i un pericolo per gl'interessi inglesi nel Mediterraneo. Ma a questa opinione Lord Salisbury opponeva il fatto storico che nessuna potenza europea, né in antico né in tempi piu recenti, aveva pensato di stabilire una potente fortezza navale o militare sulla costa settentrionale del– l'Africa. Senza un completo controllo del mare una tale fortezza sarebbe rimasta isolata, e non avrebbe potuto essere tenuta a lungo in tempo di guerra, qualora fosse stato in– tercettato l'arrivo di munizioni e di rinforzi rlall'Europa; la necessità di difendere il ba– cino e l'arsenale avrebbe imbarazzato tutte le operazioni militari, e la urgenza di soccor– rere la guarnigione avrebbe scompigliati i piani di campagna della Francia. Per gli stra– teghi inglesi i quali sono avvezzi da lungo tempo a considerare la sicurezza di tutte le posizioni transmarine come dipendente dal dominio del mare, quest'argomento era per– fettamente ovvio. Agl'italiani, invece, non appariva altrettanto chiaro che Biserta potesse essere per la Francia piu un peso che un vantaggio: è un promontorio vicinissimo alla Sicilia, dove il mare si restringe di piu fra l'Europa e l'Africa; e Lord Dufferin trovava molta difficoltà a consolarli della perdita di un tale punto d'appoggio sul litorale meri– dionale del Mediterraneo. In realtà, al di sotto di ogni discussione sul valore militare di Biserta, c'era una essenziale diversità nel modo di concepire i diritti e i doveri reci– proci dell'intesa anglo-italiana. Crispi - spiega il Lyall - insisteva continuamente con l'ambasciatore inglese sul valore inestimabile, che rappresentava l'amicizia dell'Italia per l'Inghilterra, e· suggeriva che le concessioni materiali erano il modo piu adatto a cementarla. Il governo inglese, invece, pensava che per, quanto una buona intesa con l'Italia fosse estremamente desiderabile, essa sarebbe stata pagata a troppo caro prezzo, se avesse dovuto implicare un disaccordo serio colla Francia. 61 Insomma, Lord Salisbury considerava l'intesa mediterranea italo-inglese c<;>me una ottima. posizione diplomatica, al cui riparo l'Inghilterra poteva caso 59 CRISPI, Questioni internazionali, pp. 28-63; UN ITALIANO, La politica estera dell'Italia, pp. 408 sgg. 60 Politica estera, p. 358; Questioni internazion,ali, p. 72. 61 The Marquis of Dufferin, II, 247-48. Cfr. "Quarterly Review," ottobre 1902, p. 664. 12S BibliotecaGino Bianco

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