Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera di Francesco Crispi Voi mi accusate di non conoscere lo stato del pensiero francese moderno, sul punto di vista religioso. V'ingannate, amico mio: lo conosco quanto voi, e sono interessato a conoscerlo. Voi giudicate la Francia a traverso i discorsi e i libri dei dotti. Voi ragionate fissando gli occhi su Parigi, e non su le altre città della repubblica, né su le vostre cam– pagne, dove il sentimento cattolico, non cristiano, è profondo; e noi ce ne accorgiamo ogni giorno dalla attitudine dei pellegrini, che vengono a Roma ad adorare Leone XIII e a maledire coloro che essi credono i suoi persecutori. Anche a Parigi, se voi andaste nelle chiese, potreste convincervi che il vostro popolo è piu indietro del campagnuolo ita– liano. Leggo nella vostra lettera che il papa non deve essere principe, né sovrano: è la vostra opinione. Ma la Francia ufficiale lo tratta da re. Pretendenti a presidente della repubblica hanno assicurato il papa del loro appoggio. " 30 - "Leone XIII è inquieto e fa della politica piu che voi e me. L'ambizione lo t·ode; egli si darebbe al diavolo per diventare re. La religione è un'esca, di cui si serve il vostro clero per trascinare le masse verso la causa del papa. Io ho detto la verità, tutta la ve:rità, denunciando gli intrighi della Santa Sede coi vostri ministri; e al Vaticano lo sanno. I vostri giornali abituati a dir bugie, spesso per far dello spirito, pensano che noi siamo stati alla loro scuola. Ma la bugia è l'arma dei deboli, e - grazie a Dio! - io mi sento forte abbastanza per non· dover ricorrere ad armi siffatte. 31 L'Italia, insomma, nel suo pensiero, sincero ma indisciplinato, era sempre sull'orlo della rovina, per colpa del papa e della Francia. L'allean– za con la Germania e con l'Austria la proteggeva contro il pericolo, e le permetteva di affrontarlo. 32 E gridava queste cose senza prudenza e senza misura, non vedendo che cosf svalutava ingenuamente la posizione dell'Italia nella Triplice. 4. La convenzz'one militare del 1888 La preoccupazione continua di un'imminente aggressione francese, e non un proposito deliberato di muover guerra alla Francia, spiega il sorgere della convenzione militare del 1888. Robilant, invitato nel 1886 ad andare a far visita a Bismarck, aveva ri– fiutato, perché non riteneva utile irritare inutilmente la Francia, né gli pia– ceva si credesse che il cancelliere tedesco "lo tenesse in saccoccia." Con Crispi Bismarck ripeté il colpo, il 18 settembre 1887. E Crispi subito a precipitarsi verso Friedrichsruhe. E aggravò l'errore, che era stato evitato da Robilant, col non preparare la opinione pubblica al viaggio, anzi tenendolo segretissimo, e facendolo annunziare come una sorpresa, solo dopo essere arrivato in Ger– mania.33E dagli appunti dei colloqui di Friedrichsruhe, del 2 e 3 ottobre 1887, risulta in modo evidente che Bismarck non aveva nulla di speciale da 30 Ultimi scritti, pp. 386-88. 31 Ultimi scritti, pp. 392-93. 3 2 Tutte le polemiche del 1891, raccolte negli Ultimi scritti, pp. 38, 57, 58, 68 sgg., 84, 86, 94 sgg., 100-1, 106, sono dominate dall'incubo della questione romana e dal concetto che la Triplice Alleanza è la principale, se non la sola, garanzia dell'Italia contro l'alleanza del Vaticano e della Francia. E queste cose le scriveva, mentre doveva ritenere che fossero in corso le trattative pel rinnovamento della Triplice! 33 Politica estera, pp. 170-87; DANIEL, Année politique 1887, p. 225; Mr. Crispi chez M. de Bismarck, ;ournal de voyage (di un segretario di Crispi, probabilmente Pisani Dossi), Forzani e C., 1894, pp. 9-19-27; BARTII, Crispi, p. 154; CHIALA, Triplice e Duplice, p. 502. 117 BibliotecaGino Bianco

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