Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte seconda gli accordi italo-germanici, e quando i vincoli politici fra i due popoli si- fecer piu saldi, e vieppiu cordiale fu l'amicizia fra i due popoli, il giovane imperatore di Germania portò due volte il saluto a Roma intangibile. E, se meno espansivo, non è stato meno leale, di fronte al Vaticanesimo, il contegno verso l'Italia di quell'Austria-Ungheria, che è pure potenza eminentemente cattolica. E bene lo sanno là dove si tenta organizzare ed aiutare ai nostri danni il clericalismo internazionale con la stampa, che accoglie dalla demago– gia, e propaga quante perfidie e quante calunnie mirano a discreditare il governo nazio– nale, coi congressi, in cui si vorrebbe inoculare nell'animo inconscio delle popolazioni stra– niere, il veleno degli sdegni e il calore della riscossa contro una prigionia immaginaria.~ La realtà era, invece, che se Guglielmo II aveva, nelle sue visite del 1888 e 1889 al re d'Italia, portato il saluto a Roma intangibile, il granduca di Baden nel 1888 aveva anche assicurato il Nunzio Galimberti che "la question de Rome n'est pas oubliée, ma bisognava attendere il momento opportuno per risolverla." E Bismarck confermava la dichiarazione del granduca: Voi avete ragione - dice a Galimberti - mais il faut savoir attendre. La resti– tuzione di Roma alla Santa Sede in questo momento cagionerebbe una rivoluzione in Italia. Ora una rivoluzione menerebbe seco la caduta della dinastia e l'alleanza della re– pubblica italiana colla francese. Quest'alleanza non tornerebbe utile né alla Santa Sede, né alla conservazione dell'ordine e della pace in Europa ... Conchiuse non solamente non esser lui contrario al dominio temporale della S. Sede, ma che anzi non mancherebbe di cooperare alla restituzione, quando il trionfo degli elementi conservatori avesse assicu– rato la pace in Europa. E qui mi ha ripetuto: il faut savoir attendre. 29 Quanto all'Austria, per lodarne il contegno leale, Crispi - che era cos1 irritato dai congressi dei clericali francesi - doveva non tenere nessun conto dei congressi dei clericali austriaci; e per rallegrarsi delle visite di Guglielmo II a Roma, doveva non ricordare che la visita di re Umberto a Vienna del 1882 non era stata mai restituita da Francesco Giuseppe, perché vi si oppo– neva il divieto del papa. Anche per questo argomento, è assai caratteristica la corrispondenza fra Crispi e Desmarets dell'autunno 1891. - Desmarets vuole convincere Crispi che i suoi allarmi sul vaticanismo francese sono esagerati: C'est bien étrange que vous, qui avez vécu en France, qui etes Français par l'esprit, comme vous etes italien par le cceur, vous connaissiez si mal, au point de vue religieux, l'état de la pensée française moderne. A part quelques cléricaux arriérés, dont le nombre va tous les jours diminuant, personne dans mon pays ne songe à la restauration de la souveraineté temporelle du pape dans un territoire quelque minuscule qu'il soit. Vous ne paraissez pas vous douter de la puissance et de la rapidité du mouvement d'idées, qui aspire à ramener l'eglise catholique _à l'indépendance et à la simplicité du christia– nisme éva·ngelique... Libre Léon XIII de rever le morcellement de l'Italie en sept ou huit petits Etats; mais il ne doit pas compter, pour réaliser ce reve, sur le concours de la Repu– blique française. Ma Crispi non si dà per vinto: 28 Discorsi di politica estera, pp. 368-70. '19 AURELI e CRISPOLTI, La politica di Leone XIII, Roma, Bontempelli e Invernizi, pp. 235 sgg., 442 sgg. 116 BibliotecaGino Bianco

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