Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

La politica estera di Francesco Crispi lizzare la questione romana come strumento di ricatti contro l'Italia. Cosf Bismarck, nel 1881, si servf di questo spauracchio per impressionare gl'ita– liani e premere su Depretis e Mancini, affinché, rompendo le ultime esita– zioni, aderissero all'alleanza austro-germanica; e nel 1886 tentò lo stesso colpo con Robilant. D'altra parte, in Francia, il partito clericale si destreg– giava per una restaurazione del dominio temporale; e a questo scopo, men– tre utilizzava la italofobia, che era prodotta nell'opinione pubblica francese dall'adesione dell'Italia alla Triplice Alleanza sembra anche sognasse di ri– conciliare Francia e Germania a spese dell'Italia. 26 Né sarebbe stato im– possibile, anzi sarebbe stato naturalissimo, che, in caso di urto violento fra Italia e Francia, gli stessi partiti anticlericali francesi cercassero di utilizzare a vantaggio del proprio paese anche la carta della questione romana. Perciò era e sarà sempre prudente per gli uomini di Stato italiani tener l'occhio attento a1 maneggi del Vaticano. Ma c'è modo e modo di star attenti al nemico. Si possono prendere tut– te le misure di difesa necessarie, e non per questo entrare in convulsioni, far baccano, sopravalutare il pericolo: meglio è darsi l'apparenza di ne– gargli ogni importanza, anche se in fondo al cuore se ne è preoccupati. E questo è stato sempre l'atteggiamento dei piu abili uomini politici italiani: tipica, la indifferenza assoluta del conte di Robilant dinanzi alla manovra vaticanesca di Bismarck del 1886. A Crispi, invece, la questione romana dava gli incubi; e lungi dal dissimularli, li gridava e li faceva gridare sui tetti. E non mai come durante il suo ministero si è parlato di questo problema, sal– tando dai sogni di conciliazione del Padre Tosti alla erezione del monu– mento a Giordano Bruno 27 ; non mai come allora la Triplice è stata esaltata come guarentigia necessaria della unità nazionale italiana! La Triplice Alleanza, - dichi~ra questo presidente del Consiglio e mm1stro degli esteri, nell'ottobre 1890, esponendo il programma del governo per le prossime elezioni generali - avendo per iscopo e per base la garanzia territoriale degli Stati contraenti, è naturale che se ne desideri lo scioglimento da chi aspira a riconquistare il potere temporale. Se l'Austria, da questi si pensa, non fosse amica ed alleata dell'Italia, si potrebbe ricosti– tuire il fascio delle potenze cattoliche, a vantaggio della Santa Sede. Cosi chi cerca di mi– nare la Triplice per romperne l'unità diventa il naturale alleato di chi l'aggredisce per di– struggere le istituzioni. E questa politica della guerra coll'estero, di sfacelo all'interno, può esser la politica degl'italiani? ... Il Vaticanesimo, che vede nella Triplice Alleanza un osta– colo alla restaurazione del potere temporale, s'inganna, se crede che basterebbe distrug– gerla, per vedere tolto ogni ostacolo: esso non tien conto di ciò che possono la nostra volontà e le nostre braccia. Ma certo sarebbe stoltezza da1·e al nemico nuove armi... Durante il nostro isolamento, non abbiamo visto l'uomo che tentò, a ragione, ogni via, si servi di ogni mezzo per 1~ grandezza del suo paese, ristabilire la legazione di Prussia presso la Santa Sede, come un sintomo di ravvicinamento al Vaticano? Stretti che furono 26 Sostenitore di questa politica era, a quel che sembra, Lefebvre de Béhaine, ambasciatore della Francia presso il Vaticano: LAB0Y, La diplomatie de Guillaume, Paris, Bonard, 1917; LEFEB– VRE DEBÉHAINE; Léon XIII et le prince de Bismarck, Paris, Lethiellieux, 1898, pp. XXIV, XXIX, LX sgg. Cfr. G0Y0AU, Lendemains d'unité, Paris, Perrin, 1900. 21 Discorsi parlamentari, II, 841; III, 340; Ultimi scritti, 69, 84, 88, 90; Politica estera, 329-340; DE CESARE, Il padre Tosti, in "Vita italiana" diretta da A. De Gubernatis, 1897, 2° semestre, pp. 641-49, e in "Nuova Antologia," 1° giugno 1898, pp. 458 sgg. 115 BibliotecaGino Bianco

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