Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte seconda / dire a Crispi, che non potesse essere comunicato magan m cartolina postale. Provocando quella dimostrazione di intimità, Bismarck voleva raggiungere due resultati, e li raggiunse: 1° lusingare l'amor proprio di Crispi, dandosi l'apparenza di trattare con lui da pari a pari le faccende dell'Europa, fa– cendolo accogliere con evviva e fuochi artificiali - che furono impediti dalla pioggia, ma di cui egli non mancò, di dar notizia ali'ospite -, e circondan– dolo di tutte le piu gentili attenzioni personali - un cappotto buttatogli sulle spalle per proteggerlo dal freddo è rimasto famoso nella agiqgrafia crispina -; 2° irritare i francesi, facendo passare per l'Alsazia il treno, che portava Cri– spi, e suscitando sospetti su quanto a Friedrichsruhe si era "congiurato. " 34 Il solo resultato positivo del primo convegno di Friedrichsruhe fu pro– mosso, non da Bismarck, ma da Crispi. Riprendendo la parola - leggiamo negli appunti - soggiunsi che la conserva– zione della pace era il mio deside1·io e il mio proponimento... Io voglio sperare che la Francia sarà tranquilla. Ma dovrò osservare che i trattati del maggio 1882 e del febbraio 1887 sono incompleti. Si previdero le ipotesi del concorso reciproco di una delle due po– tenze in caso di guerra; ma non si pensò a fare una convenzione militare, la quale io ritengo sia necessaria. Nessuno può sapere né quando, né come scoppierà la guerra. Può essere un fatto improvviso; e non si deve attenderlo per metterci d'accordo sulla parte, che ciascuno di noi dovrà prendere alla difesa comune. Insomma una convenzione mili– tare è complemento ai trattati di alleanza. 35 Bismarck, a differenza di Salisbury, si guardò bene dal rifiutare un'of– ferta come questa, che non aveva nessun inconveniente p~r la Germania, ini– micata senza rimedio con la Francia. E la convenzione militare fu negoziata a Berlino, nell'inverno 1887-1888, dai colonnelli di stato maggiore italiani, Dabormida e Albertone: e in forza di essa l'Italia si obbligò a mandare in Germania contro la Francia una parte delle sue truppe. 36 . 34 Neanche la seconda visita dell'agosto 1888, offerta da Crispi ed accolta "con gioia" da Bismarck, ebbe maggiore importanza, salvo che questa volta i fuochi artificiali non andarono a male (CRISPI, Politica estera, pp. 257, 263 sgg.); il colloquio avuto a Eger con Kalnoky ritornando in Italia, e quelli con Herbert Bismarck a Roma nell'autunno successivo non servirono neanch'essi ad altro che a scambiare chiacchiere accademiche, mentre i giornalisti si sforzavano d'indovinare i complicati e pericolosi significati di quei segretissimi conversari. 35 CRISPI, Politica estera, pp. 177-78, 181, 206. Scrivendo nel 1891, che "a Friedrichsruhe nes– sun patto fu aggiunto al trattato della Triplice Alleanza, ed è una menzogna che si fosse studiato il modo di far la guerra: i fatti provano il contrario: provano cioè che la pace fu mantenuta" (Ultimi scritti, p. 44), il Crispi giocava di equivoco: a Friedrichsruhe non si aggiunse un patto al– l'alleanza, e non si deliberò di provocare una guerra, e non si studiò neanche il modo di farla; ma fu deliberato che i tecnici studiassero il modo di fare la guerra, pel caso che la Francia la provocasse, aggiungendo al trattato d'alleanza, non un patto nuovo, ma una convenzione militare. La menzogna quindi era piu nella smentita di Crispi, che nelle affermazioni contro cui era diretta. 36 Debbo queste notizie a una fonte d'informazione, che ho motivo di ritenere assoluta– mente sicura. Una parte delle truppe italiane doveva transitare per Trieste, e ci volle del bello e del buono per indurre l'Austria ad acconsentire. - SINGER, Geschichte des Dreibundes, p. 83, pone la convenzione al 1887, ma essa è certamente del febbraio del 1888. Ne parlò CHIALA alla Camera dei deputati, 14 maggio 1891 (XVII Legislatura, la sessione, p. 1973), distinguendola nettamente dal trattato di alleanza, senza provocare nessuna smentita. Si veda anche HANSEN, L'alliancè franco-russe, p. 42; Ambassade à Paris du baron de Mohrenheim, Paris, Flammarion, 1907, pp. 91, 93 sgg., 104. - Nel "Correspondant" del 10 settembre 1903, sotto la firma J. DELAP0RTE, è pubblicato un articolo La guerre sur les Alpes et les proiets de l'États-maior italien, in cui l'autore parla di tre diverse successive convenzioni militari, affermando di averne avuto notizie da un alto ufficiale di senti– menti francesi costretto a servire sotto bandiera straniera: se si tratta di informazioni veramente autentiche, e non di ipotesi costruite su frammenti di notizie raccattate di qua e di là, è proba– bile che la convenzione, che nel "Correspondant" è data come ultima per tempo, e che contiene la 118 BibliotecaGino Bianco

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