Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte seconda Parole non solo superflue, ma dannose, perché sono pronunciate da un presidente del Consiglio dei ministri e ministro degli esteri e non da un qua– , lunque privato, e si aggiungono a un atto di astensione, che già per se stesso non può non essere sgradevole, comunque si voglia ufficialmente spiegarlo. Siffatta assoluta deficienza di organi inibitori spiega le continue accuse, ch'egli muove alla Francia, di volere la guerra, e le dichiarazioni di non temerla e di essere pronto a sostenerla. Ho ragione di credere - dichiara per es. alla Camera il 1 O dicembre 1887 - che la Francia non voglia turbare, di suo arbitrio, la posizione degli Stati del Mediterraneo ... Comunque sia, le potenze sono avvertite, e occorrendo il governo italiano farà il suo do– vere. - E il 4 febbraio 1888: "Non si potrebbe mantenere la pace fra chi tende a tur– barla, se l'esercito e l'armata non fossero forti: questo è il solo modo di persuadere coloro, i quali non condividono le nostre idee, che, ove occorresse, la pace sarebbe loro imposta." - E il 3 maggio 1888: "Noi seguiamo la politica della libertà e non del mo– nopolio: come cessarono i monopoli dell'antico impero romano, cos1 cessino tutti i mono– poli di tutti gli imperi e di tutte le repubbliche moderne." - E il 7 novembre 1888: "Non provocherò nessuno; sarò prudente tanto quanto la dignità nazionale me lo per– metterà; ma non tollererò nulla che menomamente possa essere d'ingiuria al mio paese, o possa mettere questo paese al di sotto degli altri." - E il 17 novembre 1888: "Vi assicuro che io non conosco potenza che possa imporsi all'Italia, e se mai qualcuna ne avesse l'intenzione, io sento che essa per farsi rispettare è abbastanza forte." - E il 10 giugno 1889: "Noi rispetteremo i trattati, e se avvenga che qualcuno li violi, sapremo fa– re il nostro dovere." - E il 20 dicembre 1889: "Noi non vogliamo l'egemonia di nessuna nazione; noi lavoreremo sempre a mantenerci uguali fra gli uguali, senza permettere che nitri possa in modo alcuno dominarci o dominare l'Europa." - E il 26 marzo 1890: "Noi, mercé le alleanze e colla sicurezza che dal lato d'Oriente nessun attacco possa ve– nirci, abbiamo sufficienti uomini ed armi per organizzare una valida difesa contro il probabile nemico." - 'E il 7 aprile 1890 al nuovo cancelliere germanico, Caprivi: "De meme qu'avec le prince de Bismarck, je travaillerait conscienceusement avec vous au maintien de la paix. Mais si, par malheur, le jour devait venir où l'Italie et l'Allemagne, attaqués, se trouvassent dans la pénible nécessité de se défendre, vous me verriez aussi pret à remplir dignement et jusqu'au bout le devoir qui nous serait imposé.'' - E nel 1891, pochi mesi dopo che ha lasciato il governo, e potrebbe ancora benissimo ritornarvi: "La Francia, divenuta repubblica, non aveva che un dovere, ed era di far dimenticare le colpe dell'impero. Non ha saputo farlo. Anzi ne ha continuato le abitudini e i vizi ... Io non voglio credere che la Francia oserà attaccare l'Italia. Ma se vuole, faccia pure. Se la Francia aggredisse l'Italia, la Germania rifarebbe il cammino del 1870, e Francesco Giu– seppe si troverebbe accanto a re Umberto. L'Inghilterra, interessata nel Mediterraneo, non potrebbe rimanere inerte. La partita, per lo meno, non sarebbe sicura pel governo della repubblica. 1120 E come s'immaginava nel 1891, dopo avere scritto queste ultime parole, di poter conchiudere la sua violenta polemica coi giornali francesi, con la dichiarazione: "Ciò posto, stringiamoci la mano, mettiamoci d'accordo, to– gliendo ogni dissidio, non per noi, ma pel benessere delle due nazioni, l'I– talia e la Francia 1121 ; cosf non comprendeva, quand'era ministro, che le sue intemperanze, del tutto estranee alle consuetudini della diplomazia, mettes- 20 Discorsi parlamentari, II, 907; III, 81, 209, 349, 441, 507; Discorsi di politica estera, pp. 19, 121, 365; Politica estera, p. 308; Questioni internazionali, 4-5; Ultimi scritti, 57, 65, 67, 106-7. 21 Ultimi scritti, p. 109. 112 BibliotecaGino Bianco

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