Gaetano Salvemini - La politica estera italiana dal 1871 al 1915

Parte seconda Il trattato di Berlino - diceva nel 1880 - dev'essere ora il punto di partenza del– l'opera nostra; noi dobbiamo chiederne l'esatta e fedele esecuzione. Fu detto che nelle con– dizioni, in cui ci troviamo, non ci resta che scegliere o la Russia sino all'Adriatico, o l'Austria sino all'Egeo. Per parte mia non accetto il dilemma. L'Italia deve essere amica dell'Austria e della Russia; ma noi dobbiamo volet·e e chiedere, conformemente ai trattati, che l'una e l'altra non escano dai loro confini... L'Austria ebbe, pel trattato di Berlino, col– la Bosnia e coll'Erzegovina, una frontiera invulnerabile verso l'Oriente; e deve esserne contenta. Noi, senza invidiarle il mal ottenuto possesso, dobbiamo desiderare e chiedere che vi resti, ma che non chieda nulla di piu di quel che le concede il trattato. Noi, per interesse nostro e per esser consenzienti ai principii della nostra grande rivoluzione, dob– biamo essere i protettori e gli amici dei piccoli Stati in Oriente. Il concetto, che Mazzini fu il primo ad additare, di una confederazione nella penisola balcanica, è il solo che pos– sa prevenire maggiori disastri, ed evitare che la Russia venga all'Adriatico o che l'Austria vada all'Egeo. 2 Guidato da siffatto concetto, mettendo in questa come in tutte le sue altre imprese quell'impeto rumoroso, che era la nota fondamentale del suo temperamento, non appena venuto al ministero, prese un atteggiamento di risoluta opposizione alla Russia nella questione bulgara, sostenendo il prin– cipio della "volontà popolare," il "rispetto dei diritti dei popoli," il "concet– to delle autonomie," le "tradizioni dell'Italia. 113 Era, in fondo, questo, anche il pensiero di Salisbury: l'Inghilterra non aveva mire di conquiste nella penisola balcanica, ed era evidente che il solo mezzo per tenere lontane dall'Egeo tanto la Russia quanto l'Austria ed evi– tare una guerra europea, consisteva nel consolidare le organizzazioni nazio– nali esistenti fra il Mar Nero e l'Adriatico. Quanto al governo austriaco, esso non aveva certo per i diritti dei popoli e per le autonomie balcaniche la stes– sa passione di Crispi; ma l'idealismo mazziniano dell'antico rivoluzionario, applicato nel caso della Bulgaria, e in quel momento, e a favore di Ferdi– nando di Coburgò, riusciva troppo comodo per consolidare in Bulgaria l'in– fluenza austriaca contro la influenza russa, perché il Gabinetto di Vienna potesse compromettere questo vantaggio con scrupoli teorici e contestazioni dottrinali. Ben presto, dunque, fino dalla metà d'agosto del 1887, Crispi poteva an– nunziare all'ambasciatore a Vienna che "l'accordo è completo con Londra e con Vienna" sul programma di sostenere il principe Ferdinando. 4 E nel set– tembre Salisbury accettava la proposta di Crispi, perché gli ambasciatori d'In– ghilterra, d'Austria e d'Italia a Costantinopoli intraprendessero lo studio di un nuovo accordo, in cui fosse data forma piu concreta alla intesa del 12 feb– braio-24 marzo _precedente. 5 E gli scambi di idee fra i tre ambasciatori condu- 2 CRISPI, Discorsi parlamentari, II, 408, 736; III, 523. 3 CRISPI, Politica estera, pp. 144-49-186; Questioni internazionali, pp. 220 sgg. Cfr. Discorsi parlamentari, 12 marzo 1888, III, 5: "A noi poco importa di sapere chi sia, o chi potrà essere il principe della Bulgaria. A noi soltanto importa questo: che quando un paese, un popolo sorge per rivendicare la sua nazionalità, o si elegge un proprio capo, e si dà un governo ordinato, noi non dobbiamo essere co~tro quel popolo." . 4 CRISPI, Politica estera, pp. 148, 150, 176. 5 CRISPI, Politica estera, p. 155. 108 BibliotecaGino Bianco

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