La rosa e l'usignolo

-- nuo11sii;norc; rispose l' Usignuolo; so11i'o forse venuto qui da me solo? L'onnipotente amore mi vi ha strascinato: e chi avrebbe potuto resistere alla sua legge? Esso mi diede forza a sostenere queste fatiche; esso mi fu sicurissima scorta; ed et:coal suo comando mi sono assoggettato. -- li corriere, non m•endotempo da dialogare ulteriormente, ritornò a rag• guagliarr. la regina, che que~to amante è appunto quel desso, che aveva veduto nel bosco. Beuchèse ne rallegrasse la regina, tuttavolta per esperimentare la costanza del suo amore disse al corriere in aria d' indilfercn:ra: -- va ad intimargli da parte mia, che desista dal tendere tant' alto e dal pronunziare il mio nome. E poichè la pietosa mia indole non comporta, eh' io faccia trattar con supplizj chi è ycnuto per me, gli comando di tacere e di contenersi urbanamente; acciocchè, rendendosi oggetto di turbolenze, non abbia a suscitare qualche sollevazionecontro di sè • Vl. L' Usignuolo, ricernto quest'ordine vagoe indeterminato, restò al((t1a1110 perplesso,nè sapeache risolvere.Tacere? 11011 può: cantare? teme: resistt-re? 1wu ha forza. Suo malgrado gli è d'uopo intanto obbeorrc ai roreri della regina. Stretto dal comando di )('i se ne sta alcuni giorni in silenzio; sospira•nelprofomto del cuore, geme lamentoso tutta la notte, e medita come uscire dal- !' imharazzo. Vede alla fine, che tacendo e pazientando nuRa si concbiude, e quindi risolve di scril·erc una lettera e di maudarla alla regina, la quale, tocca forse di compassione. gli concedt'febbe la grazia di potere almeno passar~ i ~uoi giorni cantando. Prende a lai uopo una foglia di giglio, cd inting~ndo.la penna della lingua nell'inchiostro sangttigno delle lagrime scrive la sua lettera in questi accenti= -- O Signora della mia vita, luce e on'lameuto det mondo.. Tu, che sei il r,iaccredegli occhi, la delizia dei cuori, la vitalitir dcli' odorato per mezzo del tuo ol('zzosoave, mira ai miei affanni, abbi compassione della mia miseria. Sino dalla mia fanciullezza,fatto prigioniero di amore, ho rinum.iato al domo~ticotetto e all'eredità, e· mi sono abbandouato alle campag11e, ai monli, allfrforeste in cerca dell'oggetto dell'amor mio, cui amo senza conos1,'t!rloì.\la ora, che ho trovato rtuestOreale oggetto,delle mie affezioni, e ue ho resph'ato la soave fragranza, che di ardente <lcsideriomi struggo, se non sono degno di coutcmp.larcla bellezzadel tuo viso, permeH i almeno, che, cantando il mio amore verso di le, sollevi il mio spi.rito vicin0, giù ad .1llllruciarsinel fuoco dcli' amore. La mia vita e la mia morte sono nelle tue maui c<l a' tuoi cenni. Comandamio eh' io viva o eh' io muoja. Ad'dio. - Scritta e suggellata la lettera, fu consegnò al Gi[Jlio, cancellierndella regina; il quale, avendo sempre per le mani ro{;lictli, era destinat0, a questo ulfrzio; e lo pregò di portarla alla rcgic,a. La Rosa, ricevula la Jettcr,1dell' Usignuolo, si compiacqui}a rispondergli; e presa una fogliavermiglia,.i scrisse sopra queste tenere parole: -- Assicurati, o prode rivale degli amauli: è mite e bcnefit:a t• indole mia; OS!litale condiscendenteverso chi viene a mc, e più ancora V('rsochi ne' miei detti confida. Chiunque spera òi avere corrispondenza cou 1110 de,·c mostrarsi rassegnato, docile e mite, cd aspettare pazicntemc11tcsollo la mia

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