Carlo Boncompagni di Mombello - Il ministero Rattazzi e il parlamento

M~ e di questo ostacolo conviene che ci formiamo un giusto concetto, senza firi gerlo maggiore clH~ non sia e cadere nello seooforlo, o minore e !asciarci illudenl come élbbiam fatto finora. Menoma di troppo la difficoltà chi confida che l'Imperatore non desideri nulla più che secondare il sistema politico dei liberali italiani. Nell'intimo del cuore Napoleone III, esule già in It::~li::t, e compromesso nel le rivoluzion i dì Romagna , può propendere per noi. Ma questo recondito pensiero impenetrabile a tu L ti non sarà quello che deeiclerà la sua condotta. Come tolti i regnanti , l' Imperatore non può sepa rarsi dai principii c d<1gli interessi ai quali è legata la sua monarchia. Giuseppe secondo d'Aostr iél diceva: io inclinerei forse alla democrazia, ma conviene ch'io faccia la parte da aristocratico. N(lpoleone III non è forse mollo tenero del principato temporale del papa, ma non può a meno di patrocinarlo il nuovo imperio, nato come una reazione contro lo spi rito eccessivo di innovazione eh~ avcvél fatto proclamare la repubbli ca ( qui non nttribuisco nessun significato meno favorevole a quella parola : reazione). Si era ::~ndali troppo innanzi , si voleva torna re un po' indietro, e si av·rebbe avuto ragione se non si fosse indietreggiato troppo. Cooperéltore princip;·tl e di quella reazione fu il clero. L'impera· tore era conscio c~1e alla sua dinastia, sorta dalla rivoluzione, sarebbe mancata la base della potenza , se avesse condannato col fatto quelli che chiamano io Francia i principi i del t 789 invocati dagli imperialisti, come dai costituzionali e dai repubblicani, m:~ interpretati da ciascuna di quelle parti in vario senso. Contrastò egli l'indirizzo del clero, che dal

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