Carlo Boncompagni di Mombello - Il ministero Rattazzi e il parlamento

58 ma. Non giudicherò nè l' uno nè l' ::tltro assunto dalle intenzioni ùei ministri ch'io reputo rette, ma dagli efietli , come si deve pur fare nelle cose di Stato. L'amicizia con G3ribaldi finì a schioppetlélte. Le speranze fondale nell'amicizia intima coll' Imperatore ci condussero a veder entrare nei consigli suoi il po\itko che nel i 84.9 fu più ca ldo propugnatore dell'occupazione di Roma. Del primo punto non mi occorre più parlare, darò qualche cenno della poli tica tenut a per arrivare a Roma. Mentre l' imperio francese si professò sempre amico della sovranità temporale del Papa, tanto il conte di Cavour, quanto il b:-~r. Ricasoli proclamarono altamente ch'essi tenevano una politica divers:-1, che riguardavano Roma quale capitale d'Itali:.), chEi si proponevano di assicurare la libertà ùella Chiesa, e la dignilà del Pontificato con l:} libertà, anziché con la possessione incerta e indecorosa di uoo Stato che gli sfugge. Questa diversa politiea non turbò l'amicizia dei due Stati, e se il Ricaso\i finì per essere meno accetto a Francia, abbiamo già notato che le relazioni furono amichevoli anche nell'atto in cui egli asseverava più risolutamente il dirillo d'Italia. I presenti ministri non fecero allo in cui la politica nazionale d'Italia in ordine alla questione romana fosse solennemente espressa all' Europa. Indi prevalse l'opinione che essi fossero inchinevoli alle transazioni. Essi tenevano lo stato quando il ministro Billault insisteva al eospetto del ~enato di Francia dichiarando che l' Italia si acconcierebbe ad ogni componimento ragionevole,

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