Edmond About - Il governo pontificio, o la quistione romana

- 6!)- Al rumore accorrevano domestici di piazza; e uno fra di essi si dava animo e corpo al suo servigio . Il quale lo approvigionava in ventiquatlr' ore di palagio, masserizie, servi, cavalli e carrozze. Lo straniero rimutava panni a suo bell'agio, e ·faceva ricapitare le commendatizie. L'eletta società, appena chiariti i suoi titoli, ricevevalo a braccia spante. E dal momento che dicevangli: « S1ete de' nostri )) , rgli stimavasi come in sua casa. Ei trovavasi in tutti i crocchi; danzava, cenava, giuocava, amoreggiava; nè smenticava (bene il preannasate ) di festeggiare a sua volta coloro, i quali fatto aveangli sì onesta e lieta accoglienza . Dischiudeva quindi.sue case alla scelta società, ed i sontuosi inverni di Roma ne ricevevano novello decoro. Niuno straniero resisteva alla tentazione di riportat· seco alcuna memori'a di una città sì maravigliosamcnte feconda. L'un d'essi sceglieva dipinti; l'altro preferiva marm.i antichi; questi medaglie; quegli libri ; cd il commercio ùi Roma facevane suo gran prò. La state allontanava gli stranieri così come gli abitanti ; ma eglino non si dilungavano di troppo. Napoli, Firenze o Venezia ospitavanli piacevolmente fino al ritorno della bella stagione del verna. Ed essi trovavano buone ragioni per rctldirvi; avvegnachè Roma sia unica città al mondo, in cui non si vede mai tutto. Alcuni obbliavano a tal segno la loro patria, che vecchiaia e morte sorprendevanli tra Piazzrr del Popolo cd il Palazzo di Venl'zia.. Colora che ritornavano ai loro paesi natali noi facevano che quando le tasche erano vuote. Roma dava ad rssi tenero addio, e piamente serbavane memoria e danaro. La rivoluzione del 93 disor·dinò sì piacevoli cose; ma fu come un uragano fra due bei giorni d'estate. Nè la romana

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