Carlo Sancasciani - Quattro parole libere sull'attuale condizione dei parrochi delle campagne

• ~2 uo da ogui sen enli srno, m' ingozzavo lutto pet· isbarazzarmi del cadavere. Alla fin e trovai il mi ' orno, c la cosa terminò lì. Ma mi piaceva ovviare ai casi avvenire· e feci istanza alla Prcfellura per oltenerc ' . che fosse provvedulo in modo sicuro c stabile ai bisogni de11a igiene pubblica e ai dritti del popolo, coll'obbligarsi le comuni a fornire il becchino. Aprili cielo ! di prefettura non mi venne alcuna risposta; c in quella vece fui chiamalo dal Delegato di Governo. Un bigliello come s i da ai rei, fummi partecipato? e com pani. Si ebbe l<r huona ' 'oglia di regalarmi un carpi ccio; ma si conobbe che non son facile a farmi mettere in sacco, e che nnn era po' poi rivol~tzionaria la mia proposta. Allora, mutato registro, dall ' agro si passò al dolce. Colle leggi toseane alla mano, o che non mi si voleva capacitare che il pensiero della faccenda morluaria toccava ai curati ? Io non lo credei , e non lo credo ; sebbene non abbia ora nè tempo nè pazienza di ro\'istare il codice. Poi con soave compùnzione mi s'intuonò che in tempo cl' epidemia i Parrochi si erano sobbarcati al pio uf!ìcio eli seppellire i mor ti. 1\'Ia le epidemie non vanno scambiate coi tempi ordinari; e servigio tale come ~carità, vada; ma come obbligo social e , no davvero. Come si fa a rispondere a simili stramberie? Insomma, per finirla , c non ingolfarrni in un trattato di becchine1·ia, feci un buco nell ' acqua. Speriamo nell' nvvènire; o che non ha a nascere mai il progresso per noi ? - Fortuna

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