Carlo Sancasciani - Quattro parole libere sull'attuale condizione dei parrochi delle campagne

43 che il mio primitivo seppellilore non fu più spo!So, c tornò; allrimenti si sarebbe forse avverato di me ciò che si .bucina di alcuni, e non sarà impossibile ad incontrare a tutti, che mi si scaricasse addosso cioè dopo tante peripezie anche l' incubo della funzione splenqida di becchino ! ! ! Che conchiudete, lettori gentili, da queste inoppugnabili osservazioni[) Siamo noi in effetto più addetti ai servìgi della chiesa, o ai negozi dello stato? E il curioso è, che mentre vogliono confinare i cheri ci in sagrestia e spiritualizzarli affatto, poi ci sopraccal'icano di mille e mille faccende civili . Sì, il parroco specialmente delle campagne è addivenuto una ve1·a potenze& civile; sempre ha le mani in pasta, principiando dai più gravi fino ai piccolissimi a1Ta t:i, dall' arruolamento alla firma della bulletta del sale. (1) Ma io non mi sen to animo ùi piacevoleggiare : stringiamo il discorso , e caviamo la conseguenza. A che vale dissimularlo ? la nostra condizione è orribile. Abbiamo responsabilità uei rispetti civili ed ecclesiastici spaventosa; e siamo inabilitati a provvedere fino al nostro esterno decoro, e ai gemiti inconsolabili del bisogno. I poveri ci chiedono pane a torme, e battono continuo alle nostre porte perchè hanno fede che il sacro ministero rappresenti ( l) Io mi compiaccio assaissimo di questo fatto che indica la nost ra altissima condizione sociale. 1\la diavolo! dove va ad affogare H nostro spiritualismo! nel SALE!!!

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