Francesco Domenico Guerrazzi - La torre di Nonza

46 LA TOIUU: 1>1 NOi'iZA. teste calde tempèrie : dopo percorso breve trattG di via un torrente scorre parallelo alla strada imprigionato ,da argini di pietre una soprammessa all?altt·a a modo e a verso, non già in confuso come lungo il letto del Bisagno e della Polcevera a Genova. Monsiew· Valery ammim l'opem dell'argine, e non poteva fare a meno ·; e fin qui andava bene; ma · passando il segno e aando di capata nei gerunclii, ·eccoti che scappa fuori a battezzare cotesta opera , prodigio delle mani dei Ciclopi <24l. « Se talento o vaghezza· vi spingessero, o miei udi: tori, a cotesti lidi, io vi ammonisco di non domandare che vi mostrino le mura, lavoro dei Ciclopi còrsi, imperciocchè con·ereste pericolo di sentirvi interrogare come accadde a me: = Venite da Meria voi? = Io no, risposi, vengo da B~stia. = Avvertite, che senza badarci , voi avete tocco Mcria di cet·to. = In verità, · no, chè a Luri mi condusse la harca. = Be', ad .ogni modo avrete salutato 1\feria da lontano. = (( lo non sapeva capacitarmi intorno aJie ragioni della singolare insistenza di volermi a marcia forza o per vista o per tatto riscontrato con Meria; seppi più tardi come giusta_le opinioni dei Còrsi gli uomini di 1\lcria, ch'è un paesetto del Capoéorso, sentano deHo scemo. Tuttavolta ignorando allora, che cosa l'allusione significasse, nè arrivando a farmi spiegare il tratto mordace, pregai mi chiarissero almeno su questo benedetto muro ciclopico; ed in ciò contentandomi uno dei presenti, sorridendo rispose: = Ma che CicJopi andate voi fantasticando ? Evisa fu dei nostri, uomo ingegnoso e nemico giurato della povertà; lasciò, . come adoperano molti fra noi, la patria in ~~erca di fortuna-, e dopo molte avventure si ridusse a morit•e in casa sua ricco

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