Francesco Domenico Guerrazzi - La torre di Nonza

l) U TUtllm lH SU.'\Z.\ discorso dello amico volgeva al fìuc, t·tspose commosso: = O Signore; perdonatelo voi l Invece io Yo' che tu sappi, Eleuterio, come la mot·te sentendosi vecchia, c ti·ovato il compito grave alle ossute sue dita, abbia <letto alla Francia: = Orsù, di vidiamo la fatica; quanto a me continuerò a uccidere i cot·pi, tu prenditi il car ico di ammazzar·c le anime. Or·a appunta gli oc~h i , c · guarda: sopra la ft·ontc ella mostt·a scritto : Errore, dopo le spalle: Di~trn:::ione: il suo passaggio è <fUCilo dell 'arpia, impei'Ciocchè all 'occhio c all'odontto la pal<'si la loi'Clma : E molta feccia il ventre sno d i ~pcnsa, Tal che gli è fot·za d' attnrarc i nasi Che non si può ~cnUt· la puzza immensa C!J. Qual è la fede , che ai suoi pestiferi liati non iutisichisca? CfJC inai di santo o di sacro rimane intatto al locco pcdìdissimo di Ici? L'anima dell'uomo, orgauo ' 'cramente divino , desidera le dita amorose di santa Cecilia pet· tramandare ai cieli gl'inni che sono delizia agli Angioli stessi; eostei vi si abbandona giù cou le gomita, e lo strumento singhiozzando gemiti di angoscia va in pezzi. l custodi eletti della morale, come dell' onor·c Jei popoli colà depravati sopra gli altri; imperciocchè o ia la natma lor·o vinta dal t'eo costume , o la cupi.dità domini le menti , ecco raccolto quanto di fanghiglia deturpi le pubbliche vie, i hat'Ouali castelli, i tuguri del popolo, e il nnovo o piuttosto 1·inuuovato antro di Caco, essi ne scombiccherano le carte donde si sparge pat·i al mal sente dcll'oidio a eontristm·c il mondo. N è tanto hasta; gli scribi del!(' abbon·itc lot·o d l'cmericli (incr·edibilc a dirsi, c uon pet·-

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