J. Jaurès, P. Lafargue - Contraddittorio sulla concezione idealistica e materialistica della storia

- 3J. - Lu schiavilù, quale· cr la dcsrrirc l'Odi.,;,~ea, m~str-..i è· ,·ero, anwrn rnpporti .unichcn)Ji tra padron~ ~ scl_ua\'r~ ma ha giù perduto il suo carall<'r_e.l!nri:111_0 or1g1i:i~r10. ~~ 111<1ggioriso110 i progressi clrlla c-rvrl1zz'.1·~1011c•, pllt la frlosÒha ill11rnirwgli norni11i, più la guslrz1a rrgola e slahilisc<' i dritti c!e'i liberi cillacli11i, ,, pi,, la inorale aclorn: 1 i lol'tl vi7.1con belle prrsc-ri1.ioni, l:~nlo pi1_1i1_1urnanadr~ , ir11<'la scl,iavit.ù. l<'lk <'p()tl_1<'dr1 1_1H1gg1onpr_ogr·rss, di Atrnc e di H.onra rssa Pra divenuta 111sopporlahile. Nondi111cno i pit'1 idealistici_ filoso~ si acco1110d~ro.11? nrn la schia\'ill'1. Plnto11c lnsera sussrstrrr la schrav_,111 11rlla sua rPp11bblira 11lopist.ica, <' .\risto!ilc rr.1 d'a:·,·1so rlw la natura sin dal pri11cipio Ira <fr~trn.ato_,,lc1111~ 11!!- mirri :1 srrvirn dn s('hiavi. li Dio deglt rh1·c1 <' .dc, cr1stia11i decise l;i schiavitù dei disce11denti di Darn, ma ('iò cli<' non inluì Jron1 lo prrvide il pcrrsatorc greco: tioè l'.tl,oli1.io11cdrlla sC'lria,·ilì1qunndo le rnnccl,ine si unt0- ,·<•ss<·roda st\ r i tripodi di \'ulr::rno cs<'g11is~wro::1uto111atie;irnc11t<'il loro l:rroro sacro. Cli ecclesiastici crisliani .-r1111lmzi:1110 co11 gr,11,dc po111pa(·onir il cristi;inrsi1110 ;1bhin i11_trod~ill.!1 l';i~oliziorn' drlln schiavitìr, 111.1 i· stato appu11to d C'l'ISllanrsuno d1e 11:1 inlrodolla la schi:l\·itì1 in !\111<•ricae l'ha {;Ollscrvat.a 11clr<'cchio inondo. S,rn P.aolo ri1n[111duva,'li loro padroni gli schin,·i C'ristinni fuggiti r, nl p.1ri di San Pietro, di ~:rnt'J\g-ostino e di tuttn la scl,irr.a dei Santi dei primi se1·Pli, <'gli prrdicava ~,gli scliiavi di uhhidire <' cli servire fetklrnrntc i loro padroni terrrni per acquistarsi così il farnrr del pndronc celeste (1). (1) Sebbene i preti cattolici condannino pubblicamente la schiavitù, essi )11, difendono nondimeno nell'istruzione, nel sereno iijo]amento dei loro seminari. Il gesuita (htry, ohe morì circa quindici anni fo, ha redatto una teologia mora.lo, che vale come oporit classica, è dat1t nelle mani di tutti i seminaristi, e della quale la supremi\ dignilii\ Guibert, arcivescovo di Parigi, dice " che essa negli ultimi trent'anni ha felicemente infiuenz,\ta l'opinione del clero francese »· In quest'opera si dice: Domanda: Può l'uomo possedere dritto di proprietlt sopra un altro uomo? Risvosta: " 1.0 L'uomo in forza del suo dritto u1ttnrale si può vendere come utile proprietà per tutta la vita ad un altro uomo, µoichè se egli può trasferire temporaneamente questa proprieti\ ad un altro, egli la può vendere anche per sempre, porchò egli può cedere ad 11,J tri ciò che possiede. " 2.0 In principio non o'è quindi nossun'nntitesi tra il diritto naturale e la schiaviti1, o la sottomissione a vita, nella qtmle pel sostentamento si pone a disposizione di un altro tutto il proprio lavoro "' R. P. Gu,w. Comvendio di teologia morale, capitolo II, De/1,epiù imvortanli specie di proprietà. Dissataziune sitlla giustizia e sul dritto. Come logico arguto il gesuita Gury deduce la schiaviti1 dal lavoro salariato e dal dritto naturale. La sua tesi è incontestabile per tutti quelli che difendono l'ordinamento sociale cavitalistico o che sostengQnQ ll:P " dritto naturale n • Bb iotecaGino Bianco

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