J. Jaurès, P. Lafargue - Contraddittorio sulla concezione idealistica e materialistica della storia

- 33 - .rire la c.;arne umana e attestavano la loro nausea innanzi agli uomini che partecipavano ai cannibaleschi, ban~h_etti. L'influenza <lell-edonne condusse finalmente all abohz1onc di questi banc,helt_i ed _essi 1~01;1 conti.nuarono ad_ e_sister~ se non come •cenmome rehg1ose. La cena cr1stwna e un'eco dei banchetti di carne umana. La schiavitù nasce e si stabilisce solo quando la creazione di prodotti agricoli ccl industriali è progredita tan~o -che un uomo col suo lavoro può bastare al suo proprio sostentamento e può inoltre _lasciare un supero di cui può impossessarsi un altr'uomo. Quando le tribù dei selvaggi e dei barbari venivano decimate dalle loro lotte interne, esse adottavano nelle loro tribù prigionieri di guerra, _come-membri della tribù, per riempire le lacune nelle file dei loro g-uerrieri. Si adoLLavano i medesimi anche come compa·gni della tribù per farli lavorare per essi. L'adozione degli schiavi nella società della tribù continuò ad esistere anche nei popoli civilizzati. Nei greci e nei romani gli schirivi erano solennemente .adottati come membri della famiglia, dopo che aveva avuto luogo. innanzi .all'altare domesti,co, una so• le11nità religiosa. La famiglia ha ricevuto dallo schiavo persino il suo nome. La parola famiglia proviene da una ,,e-cchia parola osca « Famel >> cioè schiavo. La famiglia pr:triarcale è effettivamente fondata sulla schiavitù, cioè sulla schiavitù della donna. In principio la schiavitù era mite e lo schiavo veniva considerato come un compagno, quasi -come un amico. Azara, che ha vissµto dieci anni -come commissario tra le tribù selvagge del Brasile e del Paraguai allo scopo di regolare le frontiere tra i possedimenti portoghesi e spagnuoli, potè osservare la schiavitù nella sua forma iniziale. « I M' bayas » (la tribù guerriera del Paraguai), così scrive egli, « impiegavano i gu.arani per coltivare i loro campi e per f.arsi servire. Quest~ schiavitù è certo molto mite e il guarani vi si sottomette spontaneamente. I padroni comandano poco, essi non si servono mai di un tono dominatore ed imperioso ; essi dividono tutto coi loro schiavi, perfino le gioie carnali. Io ho visto quando un M' b.aya tremava dal freddo, ma lasciò nondimeno al suo gu.arani la -coverta che questi gli aveva tolta per proteggersene, senza neanche far- notare al suo schiavo che egli avrebbe avuta volontieri la coverta » (1). (_p D~N Fi,;LICE Dli] AzAR~, Viappi nell'America meridional~ dal 1781 al 18Q1; Blb11vn;..vCA UII IU u1a111.,u

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