Giuseppe Ferrari - L'Italia dopo il colpo di Stato del 2 dicembre 1851

65 Stato doveva essere accettato coll'antico suo organisnlo; dovevano essere convocate le sue assen1blee , dovevasi chiedere ad es_?e la fedeltà al re, e le truppe per la guerr·a, l'unità monarchica e la forza federale; dovevasi procedere come Carlo Quinto nelle Spagne, corne ogni re nel medio evo, e non rnancavan o gli elen1enti per eontbaltere lealmente l'Austria e la democrazia, ed antichi servi erano pronti a leale serviti1, e il diritto, se non democratico, sarebbe sctnpt~e stato dir·itto, fede, principio; e l'errore del nazionalismo collaborava H fare Carlo Alberto principe in otto S tali, e una le a le serviti1 da vagli trecenton1ila cornbattenti, e affidava alle assernblee ogni repressione interna, e almeno la sconfitta sarebbe stata onorevole. Ma no, si volle supplire l'Austria assente, quindi le fusioni, l'unità, la lotta delle capitali, l'anarchia e la ristorazione. Tal uni alla vigilia del colpo· di Stato decidevansi a ripudiare il Piemonte, la monarchia, la dittatura , purchè fosse loro accordata l'unità; accettavano la rivoluzioòt. purchè fosse diretta da un)assetn~lea unitaria, da una costituente italiana. Intanto combatteYano la convocazione delle otto assemblee; intanto volevano la rivòluzione esigliata da sette centri e deportata fuori-Stato; intanto non dicevano sillaba dell' istanza principale, la necessità di ·demolire sette capitali, di far decupla la popolazione di Roma, e di rovesciare tutti i dati economici della Penisola ; intanLo spingevano il falso fino a dichiarare non esseravì tr·a l'unità e la federazione altt,a differenza se non di FERRARI . ...

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