Giuseppe Ferrari - L'Italia dopo il colpo di Stato del 2 dicembre 1851

63 ·ti/: la lega era facile, poteva essere fortunata. Gli inlperatori la resero irnpossibile ~pezzando ~ sciogliendo . ogni Stato: prodigarono essi le franchigie alle città, favorirono i 1nunicipj, concessero quasi l~ republica ad ogni cotnune, ogni Stato si sfasciò; il Friuli, il Veneziano, la rroscana, la Lombardia t~ìn1asero affranti dal municipalismo·. N è fallace fu la pt,evidenza degli imperatori: le capitali, benchè forti e libere, rin1asero impotentiss1.n1e; Verona .fu assediata dalle libere sue città subalterne; Milano rima.se bloccata da Cotno, dalla Mat'tesana, da Castelseprjo, da Monza, da Lodi; Lueca da Pisa e dalle altre città vicine; Ravenna da Faen~a, da Bologna, da Cesena; la stes- . · sa Roma da Tivoli, da Toscolo, da Narni, da Terni, da Viterbo, da Pale~trina, da Terracina, ecc, Ogni centro spodestato divenne centro di guerra coi vicini; ·le guerre si n1oltiplicarono, si cotnplicarono colle lotte guelfe e ghibelline, si eternarono colle lotte neo-guelfe e neo-ghibelline; e ·r Italia rimase aperta alle discese in1periali; sempre debole, disorganizzata, impotente, sottomessa all' ilnpero, nè chiuse i suoi . c.onfini, nè ritornò forte se non quando Verona, 1\filano, Firenze e gli altri centri ricostruirono gli antichi Stati sotto la forrna nuova della Signoria. Il disegno in1periale, rinnovato ad ogni secolo dagli imperatori, condannò l'Italia ad u~1a rnortale impotenza, rese incerte e.vacillanti le· signorie, i centri furono semp re minacciati da ribellioni imminenti, in ogni città reintegrata nell'antica dipendenza: il suD lo italiano restò scosso, e quattro secoli di risorgimento non

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