Giuseppe Ferrari - L'Italia dopo il colpo di Stato del 2 dicembre 1851

~ ]' assernblea forrnavano una Yera contradizione: se in1ponevasi al presidente di cambiare i suoi ministri per cedere alla maggioranza dell'assemblea, egli trovavasi dichiarato re di fatto, re costituzionale, irr·e- • sponsabile, ed era quindi violata la costituzione republicana. Il presidente regnava, e non governava , ' nè potevasi imputargli la responsabilità degli atti reclatnati dai partiti , dalle fazioni, da un'assemblea che non espritneva il suo pensiero, ed anzi lo conlbatteva . Creato dal voto universale, sovt·ano quanto l'assenlbleà, il presidente diventava inviolabile, diven - tava 1nonarca, continuava Luigi Filippo. Al contrar io, se il presidente et· a risponsabile, se i m,in ·stri dipendevano dalla sua volontà, se dovevan es·priJJ.nere il suo pensiero e rion quello della maggior-an- , . za, se dovevano essere aiutanti di ca1npo e non rni - nistri costituzionali, confidenti e non capi di pattitq, eoncedevasi al presidente la facoltà di t~esister'e al - r assetnblea, davasi lil~et~a carriera al conflitto. dei due poteri; _la lizza era .aperta, il combattin1ent.o er·a inevitabile , e il con1battin1ento era il colpo di Stato . Il pericolo manirf~stavasi ad ogni giqrno più evidente ; vedevasi nella pianura di Satory, nelle allocuzioni , nei viaggi, nel contegno di Luigi Bonaparte ; vedevasi nell'organizzazione della società del 2' dicembr~e, nell'influenza crescente d~lr Eliseo, ,nella scelta de' ministri, dei prefet~i, ~e i funzionari, nelle xuozioni all' assernblea per· rnodificare la costitnzin· ne, in mille atti che avvezzava,no la Fran<~ia a considera !~e c.ome naturale, un'illegittima ambizione . D'a

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