Gli israeliti italiani nella guerra 1915-1918

gr UMBERTO TEDESCHI .. . . La lotta ferveva terribile e paurosa nel 'l'rentino; il cannone ·echeggiava col suo rombo infernale giù per le fosse e per i burroni nei pendii ripidi e brulli delle montagne, nella lontananza delle valli, mentre le mitragliatrici e la fucileria crepitavano assordanti nell 'aria sferzante col sibilo acuto l'udito dei combattenti. E la morte mieteva, mieteva, mieteva nel giubilo arcano della onnipotenza misteriosa. Ma tutto questo non commoveva il sottotenente di fanteria Umberto Tedeschi; non rimoveva dal suo posto di combattimento questo baldo e ardito veronese. Il sangue dei feriti, gli urli e il rantolo e i gemiti dei moribondi lungi dal far nascere nel suo animo fervente di patriottismo una qualsiasi trepidanza, ne eccitavano maggiormente l'odio contro lo straniero ed erano a lui zona di fortezza per esplicare un più grande valore. Sui compagni caduti giurava la vendetta, e d'innanzi alla sua anima ba~enava la luce dell'avvenire della Patria, temuta e rispettata tra le altre grandi Nazioni, onorata nel mondo per la libertà e la giustizia, poichè il sentimento che lo infian1mava gli faceva prevedere l'immagine della vittoria, e una voce fatidica gli parlava nel cuore assicurandolo del trionfo finale. Ed oggi il suo spirito, dal nivale altare delle A.lpi, sul quale egli fece sacrificio di sè alla Patria, guarda con compiacin1ento la concretazione del suo sogno, e si allieta e gioisce, spaziando nel cielo sereno e libero d ' Italia, rievocando con giubilo quel settembre del r g.r6 in cui cadde gloriosamente nel cimento sangutnoso. RAG. GUIDO TREVES I l sottotenente di fanteria, rag. Guido 'l'reves, era nativo di Roma. I~'iglio di eroe, poichè il proprio padre Isaia morì combattendo contro gli austriaci nel r848 e r 866, volle essere anche egli nn eroe. Ed era giusto. Se con la eredità consen"ativa si trasmettono i caratteri fisici della specie, i caratteri morali si trasmettono per eredità acquisita. Inoltre egli era romano, e non è mai detto abbastanza che l'Urbe del mondo non tradì mai sè stessa nel conseguitnento delle grandi idealità ed i suoi figli, naturalmente generosi negli olocausti di sangue, confermarono nei secoli la forza, la volontà e la virtù dei Quiriti. • l

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