Gli israeliti italiani nella guerra 1915-1918

52 E la prova l'hanno àata i figli dei nostri enugrati, i q_ uali, s~ bene nati fuori d'Italia, allo scoppio della no tra guerra si affrettarono fin dalle più lontane regioni del mondo ad accorrere per difendere la terra dei loro paclrj, la quale stimavano anche lJt opria . Vittorio Corcos, f..glio sì d'italiani, era nato a Tunisi; ma dét quella sponda afrlc?-na e?:li nùrava la sponda europea e tendeva il pensiero verso l'Italia, giacchè eta sangue italiano quell o che scorreva nelle sue Yene, ed era italiano l'accento soa \,.e, dolce e n1elodioso con cui sentiva espritnersi i suoi genitori, e da infante aveva succhiato da man1melle italiane il nutrimento della vita. Perciò, scoppiata la guerra, senza porre tempo in n1ezzo, correva pieno di entusiasmo, di fede e rli speranza ad arruolarsi nelle file dell'esercito in un reggimento di fanteria. Combattè sempre da valoroso, nulla bastando ad arre tarlo di fronte al pericolo, e come se dal solo suo valore, dalla sola energia del suo braccio dovesse dipendere la vittoria e la grandezza della Patria, egli nelle operazioni di guerra, nei cimenti sanguinosi si comportava nella stessa guisa di chi si è votato al sacrificio. E si sacrificò, questo tunisino, che viveva materialmente a Tunisi e col pensiero in Italia, poichè dopo ferite, che aveva riportate e che aveva veduto rimarginarsi, in seguito a una ferita grave riportata in un aspro combat timento presso il S. Michele, periva in un ospedale da campo nel gennaio det 1916. Quale gloria più pura da iacidersi sul tnanno ? FABIO COS'l'A Con quanta abnegazione e con quanto entusiasn1o i nostri enrigrati o figli di ernigrati sono accorsi a mettersi sotto le bandiere al rrin'lo squillo di gu~rra italiano! Ah! nobile sangue d'Italia, tu non ti corrompi nè ti alteri sia che tu viva di là dei monti, sia che respiri l'aria di oltre gli oceani! Fabio Costa era nato all'altra sponda dellVIediterraneo, era nato a Media, nella Tunisia, ma egli apJJrese colà dai suoi genitori l'idion1a gentile e nelle sue vene sentì L'ardore della Patria portato nel nascimento, per quella grande legge di eredità conservativa, che vive eterna negli organismi umani individuali e sociali. Anelava sempre all'Italia, tanto più che sentiva qua~i l'influsso delle sue aure balsamiche; scopriva in lontananza il cielo italiano e vicino forse sentiva scuotersi

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