Adolfo Rossi - Alla guerra greco-turca (aprile-maggio 1897)

la battagli'n di Domol.•?J andava aumentando di minuto in minuto; oltre le famiglie dci profughi c le processioni di soldati maIali e disertori, si aspettavano le truppe del principe Costantino in ritirata verso le Tcrmopili; il telegrafo non funzionava più che per il governo, e male anche per esso; l'armistizio si diceva finalmente sicuro, cosicchè non mi restava a ltro da fare che tornarmene ad Atene. Non era però la cosa più facile. Al porto di Santa ;\[arina (Stylida) migliaia di fuggiaschi si pigiavano per essere caricati sui bastimenti e chissà quando, uno che non voleva perdere tempo, avrebbe trovato posto. Decisi allora di prendere la via di terra, e con grande fatica trovai una vettura per Livadia. Vi erano attaccati quattro cavalli, ma cosl stanchi e fiaccati, che sebbene fossimo partiti tardi (alle 1 1 pom.), prima dell' alba due erano già caduti e si dovettero abbandonare. Coi due superstiti giunsi mercoledì mattina alle 9 al villaggio di Dadi e da quell'ufficio telegrafico spedii gli ultimi dispacci che non avevano accettato a Lamia; quindi con un'altra carrozza proseguii subito per Livaclia, dove arrivai alle 5 pom. Lungo la strada non vidi che alcune valli ben coltivate e la solitudine dei luoghi rotta .solo da qualche carovana di fuggiaschi. Anche a Livadia si temeva l'arrivo dei turchi, le botteghe s'erano chiuse in gran parte, e non si trovava più una vettura per qualsiasi somma.

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